'La pecora sambucana messa in pericolo dalla presenza incontrollata dei lupi'
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Monica Ciaburro, sindaco di Argentera e deputata di Fratelli d'ItaliaRiceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Monica Ciaburro, deputata di Fratelli d'Italia e sindaco di Argentera.
Domenica 28 ottobre ricorre la 33^ fiera della pecora di razza sambucana a Vinadio, questo evento potrebbe non essere interessante fuori dai confini di un ristretto territorio quale è la valle Stura in provincia di Cuneo, esso è invece, importantissimo per la ricerca e la difesa di questa razza sambucana. Basti pensare che vent’anni or sono, l’organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’ha segnalata come "vulnerabile", vale a dire a rischio estinzione. Nel 1985, in valle Stura, si contavano appena 80 capi. In seguito, grazie alla sensibilizzazione delle istituzioni locali ed allevatori, sono nati un consorzio l'Escaroun nel 1988, una cooperativa agricola "Lou Barmaset" (1991) e il centro di selezione degli arieti di Pietraporzio, gestito dal Consorzio. Infine si è ottenuto il riconoscimento del marchio "Agnello Sambucano garantito"; oggi ci sono più di 70 piccoli allevatori, 6000 pecore ed ogni anno nascono 10.000 agnelli. Crescono in piccoli allevamenti, d’estate al pascolo e nel resto dell’anno in stalle alimentate con fieno secco. Una pecora che vive da oltre 300 anni sulle nostre montagne che si è adattata molto bene all’alta quota. Un animale, che insieme ai suoi pastori, si è saputo adattare ad un territorio aspro e difficile ed ha rischiato l’estinzione. La Sambucana è preziosa per la lana, trasformata dal sapiente lavoro di artigiani, ma soprattutto per la carne che è compatta, sapida, saporita, poco grassa e ricca di proteine che è diventata anche un presidio slow food. Eppure, oggi, essa è in pericolo per l'espandersi della presenza del lupo sulle nostre alpi, presenza incontrollata, che mette nuovamente a rischio estinzione la pecora sambucana, ma va a creare seri e gravi danni anche all’ attività agricola, aumentando il rischio desertificazione delle terre alte. Di conseguenza, mai come oggi si rende sempre più necessario ed urgente approvare un serio piano nazionale di gestione del lupo. Dobbiamo difendere, ancor prima del lupo, l’uomo che eroicamente opera nelle terre alte e che con le sue attività tradizionali, storiche, sociali, economiche e culturali, gestisce e si prende cura di un territorio difficile e a rischio abbandono, che non sarebbe più bello ed accogliente neppure per i turisti amanti delle terre alte.
r.c.
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