La rocca di Cavour
Montagna
Chiunque passi dalle parti di Cavour è attratto dalla Rocca, un gigantesco masso, di cui non si conoscono le origini. La singolare posizione del rilievo, nettamente staccato dalla vicina montagna, ha fatto sì che sulle sue origini venissero formulate le ipotesi più svariate. La più probabile sostiene che la rocca sia un affioramento della grande catena alpina, in parte sepolta sotto i depositi detritici del periodo Quaternario, quando le Alpi Cozie si estendevano su buona parte della pianura. A testimoniare la sua ricca storia, la Rocca conserva ancora i resti dell’antico Castello e la Torre di Bramafame. Numerose leggende spiegano in chiave fiabesca la nascita della Rocca.
Molto tempo fa, si dice, viveva un gigante di nome Bram; questo omone, un bel giorno, ebbe il coraggio di offendere Giove. Furibondo, il padre degli dei staccò la punta di un monte e la scaraventò sul gigante. Bram ne fu seppellito, riuscì a salvarsi grazie alla presenza di un grande incavo sotto la roccia, ma rimase per sempre prigioniero dell’enorme masso di pietra che gravava su di lui. I suoi lamenti si udirono per secoli. Gli abitanti del luogo, che ben conoscevano la provenienza di quelle urla, non avevano dubbi e dicevano; semplicemente: “Bram ha fame”.
Dal 1980 la Rocca è tutelata dalla Regione Piemonte, prima come Parco Naturale poi come Riserva Naturale del Parco del Po Cuneese, per salvaguardare i valori ambientali, storici e archeologici della zona.
Il tipo di escursione che vi propongo non ha alcun tipo di difficoltà: i percorsi si snodano su sentieri, piste sterrate e strade alla portata di tutti, percorribili in mezza giornata, con 160 metri di dislivello, il periodo ideale è l’autunno, l’inverno e la primavera. Si parte dalla piazza di San Lorenzo, dove sorge l’omonima Chiesa Parrocchiale ed una bella fontana romana, ricostruita in anni più recenti. Nel periodo romano vi trovava posto il bagno di Azia, Sacerdotessa della Dea Drusilla. Poi, come dimostra la lapide scoperta nel 1552, la fontana venne donata ai cittadini di Cavour. Oggi gli abitanti del paese continuano a raccogliere l’acqua benefica della fonte. Si costeggia la Villa Giolitti e si imbocca la Scala Santa, si prosegue per una strada pedonale, seguendo le indicazioni gialle e costeggiando per un bel tratto le Mura Medioevali, che un tempo circondavano tutto il versante nord della Rocca e parte della Città, interrompendosi soltanto in prossimità dei precipizi. Le sporgenze o mezze torri di fiancheggiamento che caratterizzavano questo tratto, servivano per controllare gli avversari durante gli assalti e permettevano il mantenimento delle mandrie che, portate al sicuro, in caso di assedio garantivano il vitto per lungo tempo. Si seguono sempre le contromarche gialle fino alla località Mori’d crin (faccia di maiale); guardando la roccia da sotto, si nota una vaga somiglianza con la testa di maiale. Dopo un breve tratto si arriva ad un tracciato indicato con tacche viola, il “sentiero delle grotte”. In questa cavità naturale, a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, viveva l’eremita Peyret. È la più grande tra le grotte della Rocca, in parte naturale e in parte scavata dall’uomo in epoca medievale. Si prosegue quindi per il sentiero rosso giungendo alla prima vetta, dove è posta la statua della Madonna. Qui si trova anche un sacrario contenente le ossa dei soldati piemontesi periti nella battaglia di Staffarda; vicino al monumento si possono vedere i resti dell’antico castello edificato verso la metà del secolo XI e che appartenne ai Signori di Piossasco dal 1433 al 1605. La croce di pietra ricorda l’impresa di Carlo Emanuele I. Il pilone fu costruito nel 1931 a ricordo dei Cavouresi morti durante gli scontri del 1690 con l’esercito di Catinat. La statua della Vergine, in marmo di Carrara, è opera dello scultore Sanguinetti ed è stata collocata sotto l’arco del pilone nel 1955, in occasione dell’Anno Mariano. Scendendo imbocchiamo il sentiero ad anello segnalato in verde che conduce all’altra vetta, la Torre di Bramafam, a 460 metri. La Torre di Bramafam è una costruzione di guardia, posta sul piano inferiore a quello su cui sorge il castello. In epoca medioevale la torre raccordava le mura che scendevano verso il presidio di San Maurizio, a est, a quelle che raggiungevano il castello, sulla vetta ovest, e poi scendevano verso il precipizio del “Mori ‘d Crin”. Quindi il sentiero diretto, segnalato di rosso, in breve tempo ci conduce al punto di partenza, cioè in piazza San Lorenzo. Poco distante dal tragitto troviamo la “Pera d’la Pansa”: una grande pietra incisa a cerchio con la parte centrale in rilievo, sulla quale è scolpita un’evidente cappella, quasi una grossa pancia con l’ombelico. Qualcuno le ha attribuito un significato di fecondità, alti si riferiscono al culto solare. Nelle immediate vicinanze della Rocca sorge l’antica Abbazia di Santa Maria, ora compresa nell’area del Parco. Si ritiene che nel I secolo a.C., nel luogo dove sorge la chiesa, fosse situato il Municipio romano dell’antica Caburrum, che già a quell’epoca era un edificio di culto. La costruzione attuale risale all’XI secolo, ma poggia su strutture molto più antiche. La Rocca di Cavour, anche se a prima vista non suscita l’interesse di tutti, sicuramente vale la pena di essere scoperta con una breve e piacevole gita di poche ore.
Molto tempo fa, si dice, viveva un gigante di nome Bram; questo omone, un bel giorno, ebbe il coraggio di offendere Giove. Furibondo, il padre degli dei staccò la punta di un monte e la scaraventò sul gigante. Bram ne fu seppellito, riuscì a salvarsi grazie alla presenza di un grande incavo sotto la roccia, ma rimase per sempre prigioniero dell’enorme masso di pietra che gravava su di lui. I suoi lamenti si udirono per secoli. Gli abitanti del luogo, che ben conoscevano la provenienza di quelle urla, non avevano dubbi e dicevano; semplicemente: “Bram ha fame”.
Dal 1980 la Rocca è tutelata dalla Regione Piemonte, prima come Parco Naturale poi come Riserva Naturale del Parco del Po Cuneese, per salvaguardare i valori ambientali, storici e archeologici della zona.
Il tipo di escursione che vi propongo non ha alcun tipo di difficoltà: i percorsi si snodano su sentieri, piste sterrate e strade alla portata di tutti, percorribili in mezza giornata, con 160 metri di dislivello, il periodo ideale è l’autunno, l’inverno e la primavera. Si parte dalla piazza di San Lorenzo, dove sorge l’omonima Chiesa Parrocchiale ed una bella fontana romana, ricostruita in anni più recenti. Nel periodo romano vi trovava posto il bagno di Azia, Sacerdotessa della Dea Drusilla. Poi, come dimostra la lapide scoperta nel 1552, la fontana venne donata ai cittadini di Cavour. Oggi gli abitanti del paese continuano a raccogliere l’acqua benefica della fonte. Si costeggia la Villa Giolitti e si imbocca la Scala Santa, si prosegue per una strada pedonale, seguendo le indicazioni gialle e costeggiando per un bel tratto le Mura Medioevali, che un tempo circondavano tutto il versante nord della Rocca e parte della Città, interrompendosi soltanto in prossimità dei precipizi. Le sporgenze o mezze torri di fiancheggiamento che caratterizzavano questo tratto, servivano per controllare gli avversari durante gli assalti e permettevano il mantenimento delle mandrie che, portate al sicuro, in caso di assedio garantivano il vitto per lungo tempo. Si seguono sempre le contromarche gialle fino alla località Mori’d crin (faccia di maiale); guardando la roccia da sotto, si nota una vaga somiglianza con la testa di maiale. Dopo un breve tratto si arriva ad un tracciato indicato con tacche viola, il “sentiero delle grotte”. In questa cavità naturale, a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, viveva l’eremita Peyret. È la più grande tra le grotte della Rocca, in parte naturale e in parte scavata dall’uomo in epoca medievale. Si prosegue quindi per il sentiero rosso giungendo alla prima vetta, dove è posta la statua della Madonna. Qui si trova anche un sacrario contenente le ossa dei soldati piemontesi periti nella battaglia di Staffarda; vicino al monumento si possono vedere i resti dell’antico castello edificato verso la metà del secolo XI e che appartenne ai Signori di Piossasco dal 1433 al 1605. La croce di pietra ricorda l’impresa di Carlo Emanuele I. Il pilone fu costruito nel 1931 a ricordo dei Cavouresi morti durante gli scontri del 1690 con l’esercito di Catinat. La statua della Vergine, in marmo di Carrara, è opera dello scultore Sanguinetti ed è stata collocata sotto l’arco del pilone nel 1955, in occasione dell’Anno Mariano. Scendendo imbocchiamo il sentiero ad anello segnalato in verde che conduce all’altra vetta, la Torre di Bramafam, a 460 metri. La Torre di Bramafam è una costruzione di guardia, posta sul piano inferiore a quello su cui sorge il castello. In epoca medioevale la torre raccordava le mura che scendevano verso il presidio di San Maurizio, a est, a quelle che raggiungevano il castello, sulla vetta ovest, e poi scendevano verso il precipizio del “Mori ‘d Crin”. Quindi il sentiero diretto, segnalato di rosso, in breve tempo ci conduce al punto di partenza, cioè in piazza San Lorenzo. Poco distante dal tragitto troviamo la “Pera d’la Pansa”: una grande pietra incisa a cerchio con la parte centrale in rilievo, sulla quale è scolpita un’evidente cappella, quasi una grossa pancia con l’ombelico. Qualcuno le ha attribuito un significato di fecondità, alti si riferiscono al culto solare. Nelle immediate vicinanze della Rocca sorge l’antica Abbazia di Santa Maria, ora compresa nell’area del Parco. Si ritiene che nel I secolo a.C., nel luogo dove sorge la chiesa, fosse situato il Municipio romano dell’antica Caburrum, che già a quell’epoca era un edificio di culto. La costruzione attuale risale all’XI secolo, ma poggia su strutture molto più antiche. La Rocca di Cavour, anche se a prima vista non suscita l’interesse di tutti, sicuramente vale la pena di essere scoperta con una breve e piacevole gita di poche ore.
Luciano Giordano
CUNEO cavour