La sezione frutticola di Confagricoltura al lavoro per il rilancio dei prodotti cuneesi
Continuano gli appuntamenti con le aziende del comparto, l’ultimo a Saluzzo lunedì 20 maggio. Al vaglio incontri con politici, magazzini di conferimento e operatori della Grande DistribuzioneProseguono gli incontri di Confagricoltura Cuneo con i produttori frutticoli della provincia per analizzare insieme le problematiche e le prospettive del comparto. Lunedì 20 maggio, presso gli uffici di zona di Saluzzo, il presidente provinciale Enrico Allasia e il presidente della sezione Ortofrutticola Claudio Sacchetto, insieme al direttore Roberto Abellonio e al responsabile della zona di Saluzzo Marco Bruna, hanno incontrato nuovamente una delegazione di aziende del settore per discutere alcune proposte concrete da portare avanti in tutte le sedi opportune a tutela di chi opera nel comparto.
“È stato un momento molto interessante e proficuo da ambo le parti – spiegano Enrico Allasia e Claudio Sacchetto –; in questi mesi di incontri sul territorio abbiamo toccato con mano tutta la preoccupazione dei frutticoltori per il futuro del comparto e abbiamo allo studio una serie di proposte per affrontare i principali problemi che attanagliano il settore alle prese con prezzi non remunerativi, pagamenti sempre più dilazionati e, soprattutto, l’arrivo sul nostro mercato di prodotti dall’estero, a prezzi irrisori e coltivati con criteri e normative decisamente meno stringenti rispetto ai nostri”.
“Serve un piano di azione rapido e lungimirante per affrontare questa situazione e garantire un futuro diverso al comparto – aggiunge il direttore Roberto Abellonio –. Le soluzioni devono essere serie e praticabili per cui ci attiveremo per sottoporre ai prossimi amministratori regionali le nostre proposte di intervento, oltre ad incontrare i rappresentanti dei magazzini di conferimento della frutta presenti sul nostro territorio e i delegati della Grande Distribuzione, chiedendo a questi ultimi una maggior promozione del consumo di frutta locale nei loro centri”.
“Tutti lodano la qualità assoluta dell’agroalimentare Made in Italy, ma alla prova dei fatti, poi, i tanti sacrifici dei nostri produttori non vengono gratificati dai mercati – conclude Marco Bruna –. Continuiamo a pagare la chiusura del mercato russo a causa dell’embargo, disciplinari di produzione più restrittivi rispetto ai Paesi nostri competitor e l’arrivo di prodotti stranieri a prezzi bassissimi. Si è visto in altri settori della nostra economia che l’italianità può generare reddito per chi realizza prodotti di consumo, perché anche con la frutta non può essere così? In ultimo, occorre istituire un tavolo che vigili e dia maggiori garanzie su prezzi ed epoche di pagamento in modo che, come già avviene in altri comparti agricoli, le aziende possano programmare meglio il loro sviluppo e i loro investimenti”.
c.s.
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