L’appello dell’inventore Dario Crosetto: “La mia super PET può salvare metà dei malati di tumore”
Ex ricercatore del Cern, da trent’anni in America, lo scienziato cuneese lancia una sfida contro il cancro con un macchinario che potrebbe rivoluzionare la medicinaVenti milioni di euro per salvare metà dei malati che ogni anno ricevono una diagnosi precoce di cancro. Il ricercatore Dario Crosetto è convinto che questa cifra possa bastare, per mettere a punto un’invenzione destinata a segnare il futuro della medicina.
Lui ci lavora da ventitre anni, da quando ha lasciato il suo campo di studi originario, la fisica delle particelle, per dedicarsi anima e corpo alla diagnosi medica. Con un obiettivo preciso: realizzare una “super PET” a basso costo, in grado di scovare su tutto il corpo formazioni cancerose in appena un centinaio di cellule. Il test della durata di due minuti verrebbe eseguito con una “lente” centinaia di volte più potente di quella su cui si basano le attuali TAC, la mammografia, gli esami ad ultrasuoni e le varie apparecchiature diagnostiche che possono scovare solo tumori più grandi di un millimetro, corrispondenti a un milione di cellule.
“Da 23 anni nessuno ha confutato i miei calcoli” afferma Crosetto. La sua idea è illustrata per filo e per segno in un libro, già distribuito gratuitamente a duecento colleghi (esiste anche una tabella di calcolo consultabile online): nel 2000 ne ha parlato alla conferenza scientifica più importante del settore a Lione. Poi ha continuato: “Ho cercato di presentare la macchina in tutte le conferenze più importanti: a Strasburgo, Atlanta, Manchester, Sidney, Milano, Vancouver. Tutti però fanno orecchie da mercante”. Possibile? Sì, sostiene Crosetto, perché la reticenza al confronto pubblico è alimentata dalle lotte per i finanziamenti scientifici e da interessi economici nel business della sanità: la sua idea, se realizzata, apporterebbe un enorme vantaggio nella diagnosi precoce. Ma costringerebbe le non molte aziende del settore, padrone assolute di un mercato miliardario, ad adeguarsi.
“All’inizio c’era incredulità a riguardo” spiega: “Il presidente della divisione di medicina nucleare della Siemens, il più grande produttore di PET al mondo, insieme al loro direttore del gruppo PET, mi aveva chiesto un colloquio nel 2002. Ma il loro marketing era orientato su un’altra strategia: guadagnare con una macchina più piccola, che ha costi di produzione inferiori ma dà più radiazioni”. Tra i vantaggi fondamentali della “super PET”, infatti, c’è la possibilità di ripetere più e più volte l’esame: “La radiazione sarebbe inferiore a quella che riceve in un mese un pilota d’aereo” assicura il ricercatore. “Si può riuscire a trovare il tumore allo stadio iniziale, quando è molto piccolo” aggiunge. Per giunta, i costi sarebbero comunque contenibili: una volta realizzati i prototipi, secondo i calcoli forniti dal suo inventore, la macchina in produzione potrebbe assestarsi sui 3,5 milioni di euro di spesa.
Ma chi è Dario Crosetto? Originario di Monasterolo di Savigliano, dall’Università di Fisica di Torino ha svolto ricerca sperimentale per diciassette anni fino ad essere assunto dal CERN di Ginevra, con la qualifica di Scientific Associate, nel biennio 1988-90. Poi la chiamata negli Usa, dal Texas: a Waxahachie, nei pressi di Dallas, dove l’amministrazione Reagan negli anni Ottanta aveva lanciato il faraonico progetto del Superconducting Super Collider. Il gigantesco acceleratore di particelle avrebbe dovuto coprire una circonferenza di 87 chilometri, ma dopo tre miliardi di dollari spesi e 24 chilometri di tunnel scavati, a inizio anni Novanta, il governo federale gettò la spugna. Crosetto è comunque rimasto in Texas, dove vive tuttora, e ha continuato le sue ricerche: “Una mia invenzione - sottolinea - è stata riconosciuta come ‘breakthrough’ nell’ambito del riconoscimento e della cattura delle particelle”. Per un periodo, assunto dalla Rice University di Houston, era tornato agli esperimenti con il CERN, insieme ai fisici americani che avevano lavorato sul Super Collider. Poi il suo focus si è spostato sulla diagnostica: “Tutto quello che mi interessa è di far emergere la verità scientifica a beneficio dell’umanità, attraverso un contradditorio pubblico. Con un finanziamento di 20 milioni di euro si può salvare la vita al 50% delle persone, rispetto ai 20 miliardi di euro spesi ogni anno in Italia nella lotta al cancro che non hanno ridotto la mortalità, anzi in aumento in una popolazione in diminuzione. Già oggi la diagnosi precoce del tumore al seno consente il 98% di sopravvivenza contro il 27% per quella tardiva, percentuali che passano al 92% e all’11% per il cancro al colon, al 98% e al 27% per quello alla prostata e così via”.
L’idea della 3D-CBS, ovvero la “super PET”, risale all’inizio del nuovo millennio. Solo nel 2015, però, tre università americane (Berkeley, UC Davis e Pennsylvania) si sono messe d’accordo per svilupparla, con una borsa da 15,5 milioni di dollari: “Il problema è che non sapevano costruire la macchina: hanno bussato a Siemens, General Electric e Philips, le tre grandi produttrici di PET. Gli hanno risposto picche come avevano fatto con me, per ragioni commerciali. A quel punto hanno dato i soldi dei contribuenti americani a un’azienda cinese, perché copiasse la mia invenzione”. La United Imaging Healthcare è in effetti riuscita a realizzare una macchina di questo genere: “Ma è meno efficiente e più costosa della mia”. Nel 2019, un macchinario è stato installato a Shanghai e un altro all’ospedale della UC Davis, in California: “Le misurazioni hanno confermato i miei calcoli del 2000, riuscendo a trovare tumori con solo 100 cellule cancerose”. Il prezzo di un esame? Diecimila dollari: “Un esame di due minuti con la mia macchina originale costerebbe duecento dollari. Loro usano cristalli molto costosi, a differenza di quelli più economici che suggerivo di impiegare”. L’altro inconveniente emerso è la tendenza a produrre falsi positivi: “Le prime critiche che ho ricevuto si basavano sul fatto che la macchina fosse troppo sensibile. Il medico però non sarebbe costretto a fare nessuna diagnosi basata su un singolo esame, come succede oggi, ma potrebbe ripeterlo con meno radiazioni e meno costi”.
Crosetto ha stimato un periodo compreso tra i 18 e i 24 mesi per la costruzione delle prime apparecchiature: “Ho tutti i business plan e i preventivi” fa sapere. Il problema resta l’accesso ai fondi: solo in Italia i dirigenti della sanità gestiscono 126 miliardi all’anno, ne basterebbe una minima parte. Un dialogo è stato instaurato anche col ministero della Difesa, oggi guidato dal cugino di Crosetto, Guido: “Almeno 800 persone tra i militari muoiono di cancro ogni anno. Con due macchine da 20 milioni, cioè con lo 0,1% del budget annuale della difesa, si potrebbe salvare la vita a 400 di loro”. Lo scienziato cuneese ha avviato un’interlocuzione con il generale Florigio Lista, oncologo di fama, responsabile della Sezione di Istologia e Biologia Molecolare nel Centro Studi e Ricerche della Sanità dell’Esercito. Il “dossier” è giunto perfino sul tavolo dell’ultimo consiglio della Pontificia Accademia delle Scienze: “Mi è stato risposto che non ci sono risorse per una nuova conferenza sul cancro fino al 2025. Significa però perdere altre vite inutilmente. Oltre 13mila vite perse al giorno, se si dimostra che il 3D-CBS dimezza la mortalità prematura. Vorrei una risposta più sensata: se ho commesso errori dovrebbero attaccarmi, invece non si sente nulla”.
Andrea Cascioli
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