L’avanguardia di Angelo Guglielmi raccontata dai figli e da Piero Chiambretti ieri a villa Tornaforte Aragno
Un viaggio nel mondo e nel linguaggio innovativo dello storico direttore di Rai3 che ha cambiato il modo di fare televisione“Angelo Guglielmi, che per me è come un padre, non è morto, è ancora vivo. Non riesco a parlarne al passato. Con Angelo abbiamo lo stesso senso della televisione, lo stesso istinto irriverente e la volontà di portare sul piccolo schermo quello prima che non c’era. Anche sapendo di fare arrabbiare qualcuno”. Con queste parole Piero Chiambretti ha ricordato la figura dello storico, e rivoluzionario, direttore di Rai3, scomparso lo scorso 11 luglio, e ricordato ieri a Cuneo (lunedì 21 novembre), presso la sala ricevimenti di Villa Tornaforte-Aragno, insieme alla figlia Annalisa e a due nipoti che hanno descritto anche l’Angelo Guglielmi padre e nonno e di come le sue passioni letterarie entravano in famiglia. Un viaggio nei ricordi con chi gli era più vicino. Tra loro anche Carmelo Caruso, giornalista de Il Foglio che insieme allo stesso Guglielmi, ha scritto “L’avanguardia in bermuda” (Aragno editore), sull’avventura del movimento letterario “Gruppo ’63”. Una banda di intellettuali che “promuovevano nuove visioni e autori illeggibili”, come amavano definirsi personaggi quali Eco, Gadda, Arbasino, Sanguineti, Giuliani, Manganelli e, appunto, Guglielmi. Scrittori che legavamo la qualità del romanzo alla sua “illeggibilità”.
“E mio padre era sempre alla continua ricerca della qualità. La cultura era nel modo di fare le cose. Il fine, per lui, non era la larga diffusione di uno scritto ma la capacità di realizzare qualcosa diverso, di illuminante”, come spiega la figlia Annalisa alla sala gremita e attenta. Tratteggia la figura paterna con cruda sincerità e grande emozione e sintetizza le molte vite professionali intraprese da Guglielmi. “Un uomo complicato e complesso, dal carattere ruvido, geniale e creativo - ammette -. Nato nel 1929, da un ferroviere e una casalinga, ha iniziato a lavorare come professore di italiano e latino per poi cogliere l’occasione di una selezione in Rai nel 1954, perché sua madre vedendo una puntata di Mike Bongiorno che parlava del concorso glielo disse. Da quel momento non si è più fermato. Tanti talenti e tanti ruoli. Giornalista, critico letterario, direttore della terza rete televisiva, scopritore di talenti, presidente dell’Istituto Luce e infine assessore alla Cultura per il comune di Bologna”.
Ma, soprattutto, un uomo curioso “che rispetto alle risposte, amava le domande - ha sottolineato ancora la figlia - sosteneva l’importanza di fare e farsi domande, di non accontentarsi mai e amare la vita, anche se un po’ corsara”.
“Una persona seria ma fuori dell’ordinario - ha aggiunto Chiambretti - uno dei pochi direttori che seguiva personalmente i nuovi programmi, le nuove produzioni e dava quel consiglio giusto, indispensabile. Come quando abbiamo lanciato la prima tv verità, le interviste alle persone su strada e entrando nelle loro case. Una novità assoluta. Oggi nessuno rischia più - afferma amaramente il conduttore televisivo -. Solo lui poteva aggiungere ai progetti quell’ingrediente che avrebbe reso speciale quel programma. Solo un diamante può tagliare il diamante”.
Ma l’eredità artistica di Guglielmi sembra invece proseguire proprio con Chiambretti. Infatti, la serata è stata anche l’occasione, per il conduttore torinese che ha fatto dell’innovazione televisiva e del rimettersi sempre in gioco la sua cifra stilistica, di presentare in anteprima un nuovo progetto che da gennaio lo vedrà protagonista sulle reti Mediaset. Un format con protagonisti quasi 100 bambini tra i 7 e i 10 anni con cui si confronterà senza filtri. Titolo dello show: “La carica dei 100 e 1”.
Chiara Carlini
CUNEO Piero Chiambretti