Medici specializzandi, la Regione in pressing: “Si rischiano ripercussioni sull’attività delle Usca”
Circa 1200 dottori nei test di ammissione in Piemonte. Icardi chiede alle Asl di rinnovare la manifestazione d’interesse per il reclutamentoLa Regione segue da settimane la vicenda e raccoglie il grido d’allarme lanciato oggi dagli Ordini dei Medici del Piemonte sull’iter del test di ammissione per i medici specializzandi che rischia di avere ripercussioni anche sulle attività delle Usca in questa delicata fase dell’emergenza Covid19.
“Ho chiesto al direttore dell’Emergenza Covid, Gianfranco Zulian e al direttore regionale dell’assessorato Fabio Aimar di contattare subito il professor Ricardi, direttore della scuola di specializzazione della Facoltà di Medicina dell’Università di Torino per trovare una possibile soluzione per una questione che, pur non dipendendo assolutamente da noi, rischia di avere delle conseguenze” afferma l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, che aggiunge di aver accolto con favore la disponibilità da parte dell’università a favorire l’inserimento degli specializzandi anche del 1° anno per alcune tipologie di attività (Dipartimenti di Igiene e sicurezza pubblica, contact tracing, etc).
La Regione chiederà alle aziende sanitarie, tramite il Dirmei, di rinnovare subito le manifestazioni di interesse per il reclutamento dei medici per le Unità speciali di continuità assistenziale, per evitare che vi siano vuoti di organico (attualmente sono 643 i medici che sono stati assunti nelle Usca).
In base ad una prima ricognizione, è verosimile che non tutti i circa 1.200 medici che hanno partecipato al test per l’ammissione siano stati ammessi. Se la percentuale fosse la stessa che a livello nazionale (su 24.000 circa, 12.000 ammessi), oltre la metà potrebbe essere disponibile a proseguire o ad attivare la collaborazione con le Usca. Inoltre, la Regione potrebbe farsi parte diligente, con le università, per riconoscere l’attività svolta nelle Usca come percorso della specializzazione. Nelle Usca attualmente sono impegnati medici già titolari di incarico di continuità assistenziale, medici che frequentano scuole di formazione e, in via residuale, medici laureati abilitati iscritti all’albo.
Nei prossimi giorni la Regione seguirà con attenzione l’evolversi della situazione, coinvolgendo anche l’Università del Piemonte Orientale, pronta ad assumere tutte le iniziative che si renderanno necessarie.
c.s.
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