Melania Mazzucco ospite di "Ponte sul Mondo": "Le migrazioni, storia degli italiani tutti"
La scrittrice, premio Strega nel 2003, protagonista dell'incontro conclusivo della rassegna dronerese al cine-teatro IrisÈ stata Melania Mazzucco a chiudere, nella serata di domenica 16 febbraio, la rassegna “Ponte sul Mondo” di Dronero, che rientra nell'ambito del festival “Ponte del Dialogo” promosso dall'associazione “Raffaella Rinaudo Odv” e dal Comune in collaborazione con l’Afp. “Una scuola di vertigine. Migranti ed esuli fra Europa, America e Africa”, questo il titolo dell’incontro che si è tenuto al cine-teatro Iris.
La scrittrice, premio Strega nel 2003, ha aperto la serata con il ricordo dei suoi antenati originari del Piemonte: il suo libro Bacio della Medusa è “nato” in valle Stura. In tutti i romanzi di Melania Mazzucco c'è il filo conduttore della migrazione, tema centrale di “Ponte sul Mondo”. Con il suo libro “Vita” l’autrice ha seguito le tracce della sua famiglia, cercando di ricostruire la storia di suo nonno.
Mazzucco durante la serata ha ripercorso le tappe più importanti della sua vita e della sua carriera letteraria. Tema centrale, come detto, le migrazioni: “È la storia degli italiani tutti, forse ce lo siamo dimenticati. Il popolo italiano è sempre stato un popolo in movimento, siamo partiti portando i nostri saperi o i nostri braccianti. La nostra letteratura si basa sull’esilio: eravamo paese diviso da piccole frontiere, bastava attraversare un ponte per essere straniero, esule nello stesso paese. Dopo l'unità d'Italia ci fu quasi un esodo biblico. Divampava il fuoco dell’evasione: c'è chi prima nasceva e moriva nello stesso paese senza mai uscirne. Non avevamo mai pensato ad avere diritto di andarcene. A fine ‘800 con l'introduzione del passaporto il sogno si incarna nell’America”.
“Si era iniziato anche a scrivere - ha detto Mazzucco continuando a ripercorrere quell’epoca - . Molti ‘giornalisti’ erano partiti per raccontare dal vivo, per esempio De Amicis è stato il primo a decidere di raccontare dall'interno della nave la nostra migrazione: si raccontava sempre come una esperienza luttuosa e mortifera, ma quando si arrivava nel porto sembrava che il dolore scomparisse”.
Poco, però veniva raccontato di ciò che succedeva lì: “C’erano poche testimonianze del ‘dopo viaggio’. Molti giovani partivano e poi tornavano, attivando un circuito di saperi. Mio nonno è ritornato segnato dal razzismo e dall'emarginazione per non conoscere la lingua e poterla imparare”. Una storia che spesso oggi si ripete, con gli italiani dall’altra parte della barricata.
Redazione
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Ponte sul Mondo - melania mazzucco