Nuovo ospedale, Cuneo perde la pazienza: “Il cronoprogramma della Regione è saltato”
I consiglieri chiedono all’assessore Icardi di venire a riferire. La sindaca Manassero: “In città proliferano le cliniche, questa è la vera privatizzazione della sanità”Quando partirà l’iter del nuovo ospedale di Cuneo? In città se lo chiedono ormai in molti, perché il cronoprogramma presentato da Alberto Cirio nella conferenza d’intenti, a febbraio, comincia a somigliare al celebre paradosso di Zenone.
La deadline per la conferenza dei servizi, ovvero il primo passaggio amministrativo, era stata fissata a maggio. Poi sono arrivate le dimissioni del direttore generale del Santa Croce Elide Azzan e il subentro del commissario Livio Tranchida: dimissioni che “non hanno comportato rischi di allungamento dei tempi del cronoprogramma del nuovo ospedale, per il quale sono in corso i confronti tecnici funzionali alla prossima Conferenza dei servizi”, annunciavano Cirio e Icardi il 4 aprile. Ciononostante la convocazione della conferenza è slittata da maggio a giugno: “È in corso di convocazione” ha ribadito l’assessore regionale alla Sanità una settimana fa, il 20 giugno. Sta di fatto che maggio è passato e giugno è agli sgoccioli, ergo un ritardo c’è già e di ben due mesi. Se il buongiorno si vede dal mattino sull’ambizione di realizzare l’ospedale entro fine 2028, come proclamato dal presidente della Regione, è lecito porsi qualche dubbio.
La questione è stata dibattuta nell’ultimo Consiglio comunale in due diversi ordini del giorno, presentati uno dall’opposizione di sinistra e l’altro dalla maggioranza, oltre che in un’interpellanza di Giancarlo Boselli (Indipendenti). I due ordini del giorno divergevano sul tema ormai noto del partenariato con i privati, il cui rifiuto è posto da Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia come condizione necessaria per andare avanti con l’ospedale unico, mentre il centrosinistra - pur contrario - non pone un analogo aut aut. Identica è invece la preoccupazione per i ritardi accumulati. Alla Regione si chiede nell’odg di maggioranza, poi approvato, di “comunicare al Consiglio le decisioni prese ed il perché il cronoprogramma che loro stessi hanno comunicato sia stato completamente disatteso”.
“Mettere insieme tutte le materie non aiuta a trovare la soluzione” ammonisce la sindaca Patrizia Manassero rivolta alle minoranze. Perché sulla questione del PPP (partenariato pubblico-privato) si incaglia quella che lei bolla come “una discussione confusa, seppur molto approfondita”: “Il PPP può non piacere, ma è una bestemmia tradurlo come ‘privatizzazione dell’ospedale’: è come dire che se finanzio una scuola con un mutuo la sta privatizzando la banca”. Altra cosa, precisa, “è vedere il fiorire di cliniche private in città”, sintomo che “qualcosa non funziona nel sistema di organizzazione della medicina”: “È curioso per me che si preferisca lavorare come gettonista in una cooperativa, piuttosto che partecipare a un concorso e diventare medico ospedaliero: probabilmente le condizioni di lavoro sono più pesanti”.
Tra gli interventi che si susseguono quello più ricco di numeri arriva proprio da un medico ospedaliero, la capogruppo di Cuneo Solidale Democratica Stefania D’Ulisse: “In Italia mancano 30mila medici ospedalieri, 70mila infermieri, 100mila posti letto. Il Santa Croce è passato da 730 posti di ricovero ordinario a 620. La crisi del sistema è quindi nei numeri: negli ultimi dieci anni sono stati chiusi 125 ospedali ed eliminati 21mila posti letto. I medici ospedalieri sono 43mila in meno rispetto alla Francia”. “Non pensate che il Piemonte possa esimersi da questo quadro nefasto” ammonisce la consigliera di maggioranza: il sistema sanitario regionale “ha perso negli anni 623 medici di cui 284 urgentisti su un totale di 8.148, l’Asl CN1 registra un -16%: tutto questo mentre la popolazione è sempre più anziana e aumentano i malati”. A fronte di un simile declino, l’extra budget voluto dalla Regione viene definito “un tacun”, ovvero una toppa: “Costringere le persone a lavorare su base volontaria e anche ben retribuita nel loro tempo libero, per fare più prestazioni, non è la soluzione del problema”.
Sul no al partenariato, costi quel che costi, non mollano le opposizioni di sinistra: “Il Pd ribadisce una posizione che è all’origine della debolezza del comune di Cuneo nel progetto del nuovo ospedale” dice Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), invitando il commissario Tranchida ad “abbandonare il partenariato, come ha fatto l’ospedale di Savigliano poche settimane fa”. “Ben venga la convocazione di Icardi, peccato che aspettiate la decisione della Regione per chiedergli di venire” osserva Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), al quale fa eco Boselli: “Icardi andrebbe convocato adesso per chiedere conto dei ritardi”. “Siamo ancora al punto zero, - lamenta anche Beppe Lauria - l’unica cosa che abbiamo individuato è l’ubicazione di quell’ospedale che probabilmente non nascerà mai”.
Dalla maggioranza giungono una serie di appelli al realismo, a cominciare da quello di Carmelo Noto dal Partito Democratico: “Non possiamo chiedere a Tranchida di rinunciare al finanziamento o dire ad altri enti come muoversi, ma dobbiamo essere pronti a supportare le scelte con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione”. Vincenzo Pellegrino (Centro per Cuneo) mette in chiaro che “il PPP è un’opzione né richiesta né sollecitata da alcuno: le vostre perplessità sono le nostre. Ad oggi non si conoscono le conclusioni dello studio dell’advisor e le diverse opportunità di finanziamento”. “Nessuno di noi mette in dubbio la buonafede di Icardi - precisa un’altra centrista, Serena Garelli - ma anche lui è stato sindaco e sa cosa significa dare risposte certe ai propri amministrati”. Risposte che per ora nessuno conosce, ammesso che esistano.
Andrea Cascioli
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