Nuovo ospedale di Cuneo, ok al partenariato pubblico-privato: "Al Santa Croce una cittadella della salute"
L’advisor dà luce verde al progetto presentato dal gruppo Fininc. L’assessore Icardi: “Sull’altipiano tutti i servizi che non richiedono il ricovero”Via libera al partenariato pubblico-privato per la costruzione del nuovo ospedale di Cuneo. L’annuncio è stato dato dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi, subito prima della conferenza d’intenti al Centro Incontri della Provincia.
Una decisione assunta a seguito della valutazione comparativa commissionata dalla direzione sanitaria dell’ospedale Santa Croce e Carle all’advisor Paragon. All’ipotesi del finanziamento pubblico con i fondi Inail - per un ammontare di 310 milioni - si è preferita quindi la proposta avanzata dalla società Inc del gruppo Fininc, facente capo al costruttore narzolese Matterino Dogliani. L’ospedale sorgerà sull’area del Carle occupando circa 138mila mq di superficie, con 805 posti letto di cui 653 ordinari, 43 in day hospital e 109 tecnici.
A maggio si attende la convocazione della conferenza dei servizi preliminare, cui seguirà entro ottobre la pubblicazione del bando di gara e la valutazione delle offerte. Si prevede di arrivare all’affidamento a marzo 2024 e di entrare così nella fase della progettazione esecutiva: l’opera costerà 410 milioni di euro, di cui 148,8 milioni di finanziamento pubblico. I lavori dovrebbero essere avviati a dicembre 2024 e terminare nel dicembre 2028. Il canone di investimento - per la durata di vent'anni - è fissato a 22,7 milioni di euro per anno, quello dei servizi è pari a 23 milioni di euro per anno. Dopo 20 anni, l’immobile diventerà quindi di proprietà pubblica.
L’assessore ha parlato nel suo intervento soprattutto di cosa accadrà all’attuale Santa Croce. Sotto questo punto di vista, assicura, il rischio che si perda la destinazione sanitaria è da escludere: l’obiettivo della Giunta è favorire il riutilizzo attraverso una cittadella della salute, dove possano essere erogate tutte le prestazioni che non richiedono il ricovero. “Vogliamo fare in modo - spiega Icardi - che la gente vada in ospedale solo per la fase acuta della malattia. Questo permette di dare una risposta più adeguata ai cittadini senza farli spostare e di mantenere le attività di vicinato che proliferano intorno all’ospedale”. In alcune realtà del Piemonte, ha concluso Icardi citando gli esempi di Alba, Bra, Savigliano e Saluzzo, è già in corso questa rifunzionalizzazione in un’ottica di medicina territoriale.
Come mantenere l’operatività del Carle nel periodo dei lavori? “Ne stiamo già ragionando”, afferma il direttore generale Elide Azzan: “Al Carle abbiamo attività e tecnologie che servono anche al Santa Croce. Dobbiamo capire come continuare ad assicurarle”.
a.c.
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