Ospedale di Cuneo, le opposizioni bocciano il neocommissario: “Un kamikaze della Regione”
Sinistra civica e Indipendenti criticano la scelta di Tranchida: “È in conflitto di interessi con Amos. Lo hanno chiamato solo per assumersi i rischi del partenariato”Per parlare del nuovo commissario dell’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, nominato l’altro ieri dalla Regione, Ugo Sturlese scomoda un paragone con il Sol Levante: “Livio Tranchida è un kamikaze. Lo hanno chiamato per immolarsi in nome dell’imperatore”.
Fuor di metafora, il decano di Cuneo per i Beni Comuni allude con ogni evidenza a Luigi Genesio Icardi, assessore regionale alla Sanità e principale promotore del progetto per il nuovo ospedale unico. La “patata bollente” è la proposta di partenariato pubblico privato con il gruppo Fininc, ovvero - i consiglieri della sinistra civica e di Indipendenti ne sono sicuri - la vera ragione per cui Elide Azzan ha rassegnato le sue clamorose dimissioni dalla carica di direttore generale dell’Aso. “È un progetto con grandi ambiguità per la finanza pubblica, - denuncia Sturlese - costosissimo e promosso da una figura quantomeno discussa in occasione delle vicende della Pedemontana. Si dice anche che ora sia in difficoltà finanziarie”. Si parla qui del narzolese Matterino Dogliani, patron del colosso dell’edilizia che dovrebbe realizzare il nosocomio sui terreni dell’attuale Carle, con una spesa prevista di 410 milioni di euro (148,8 dal pubblico) e quattro anni di lavori.
Fattibile? Le opposizioni cittadine, schierate sul mantenimento in funzione dell’attuale Santa Croce, giurano di no: “Ci vogliono molti più anni per la progettazione. La conferenza d’intenti della Regione è stata uno spot pubblicitario” afferma convinta l’ex candidata sindaco Luciana Toselli. Per fare ciò che Azzan non ha voluto, sostengono benicomunisti e indipendenti, serviva qualcuno disposto al sacrificio: questo sarebbe dunque il ruolo dell’attuale direttore generale di Amos. A proposito della quale, attacca Giancarlo Boselli, si pone la questione del conflitto d’interessi: “Per quanti milioni di euro Amos ha avuto appalti dall’ospedale? Improvvisamente Tranchida passa dall’essere quello che prendeva appalti a quello che li affida”. Altri rilievi riguardano l’attività dell’azienda di servizi sanitari, nata nel 2005 per volontà di Fulvio Moirano: “Amos è un’azienda pubblica che però applica contratti in proprio e non rispetta tutti gli obblighi di legge riguardanti le condizioni di lavoro dei dipendenti. Sono sottoposti a turni tremendi e impiegati nelle stesse mansioni dei dipendenti dell’ospedale, pur senza essere pagati come loro”.
Un ulteriore garbuglio è quello menzionato da Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), riguardo alla committenza di uno studio sul dimensionamento clinico-gestionale dei nuovi ospedali di Cuneo e Savigliano. Icardi lo aveva presentato nel gennaio dello scorso anno, per annunciare l’investimento di oltre 500 milioni sui due poli sanitari. A realizzarlo era stata la società AGM Project Consulting, con il contributo delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Cuneo e Ospedale Alba Bra Onlus: circostanza sospetta, sostengono gli oppositori del nuovo Carle, se si considera che tra i soci della Fondazione Ospedale Alba Bra figura proprio Matterino Dogliani. Anche Bongiovanni punta il dito sulla Regione per la scelta di Tranchida: “Perché la Regione non ha incaricato un direttore generale scegliendolo tra gli idonei? Viene da credere che sia stato scelto un ‘fedelissimo’: il commissario non si è mai occupato di ospedali di questo livello”.
In merito ai costi stimati, il consigliere ha ribadito quanto già affermato nell’assemblea cittadina: con i privati i conti non tornano. In base al costo medio per posto letto indicato dall’Ires, Bongiovanni aveva stimato un risparmio rispettivamente di 530 milioni e di 130 milioni se al posto del partenariato pubblico privato si fosse ricorsi al finanziamento pubblico o all’Inail. Stime analoghe sono state indicate di recente dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Ivano Martinetti: “Ci troviamo qui - conclude Bongiovanni - per lanciare un allarme e chiedere all’amministrazione di non limitarsi a dichiarazioni deboli e incerte: ne va di mezzo la sanità pubblica”.
Andrea Cascioli
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