Ponte del Dialogo, Filippo Tantillo e l'importanza delle aree interne
L'antropologo nell'"Italia vuota": "La politica per la montagna viene decisa dai centri urbani, con l'obiettivo di sviluppare turismo di massa e parchi intoccabili"Le aree interne dell’Italia rappresentano un tema di grande rilevanza che, forse, non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita. Ma cosa si intende esattamente con questo termine? Le aree interne costituiscono una parte fondamentale del territorio italiano: spesso trascurate, ma ricche di risorse e potenzialità. Proprio su questo tema si è concentrato l'evento "L'Italia vuota, viaggio nelle aree interne", che ha visto la partecipazione del ricercatore e antropologo Filippo Tantillo, noto esperto del settore e autore dell’omonimo libro, in cui affronta l’argomento attraverso sette capitoli.
Tra gli ospiti che hanno dialogato con Tantillo figurano Roberto Colombero, Presidente di UNCEM Piemonte; Mauro Astesano, Sindaco di Dronero e Vicepresidente dell’Unione Montana Valle Maira; Dino Matteodo, ex Presidente della Comunità Montana Valle Varaita; e Pierluigi Balbi, Presidente dell’associazione Dronero Cult. All'incontro hanno partecipato con interesse anche amministratori locali e cittadini. Tuttavia, l’aspetto cruciale è stato il confronto diretto sulla situazione delle valli occitane e dei centri abitati di quelle zone, ovvero le cosiddette aree interne.
Il primo a prendere la parola è stato proprio Tantillo, che ha spiegato come lo squilibrio tra le aree interne e le città generi problemi non solo per le prime, ma anche per le seconde: "Da Roma sono stato chiamato a parlare di una politica che conoscesse i luoghi. Ho creato un team che andasse nei territori, non solo per individuarne i bisogni, ma anche per coglierne i desideri, con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento delle aree interne. Questo squilibrio ha portato a un problema demografico: le città sono congestionate e la Padania presenta un alto tasso di mortalità dovuto alle polveri sottili. C'è anche una questione economica legata alla carenza di servizi nelle aree interne, che finisce per creare ulteriori difficoltà alle città stesse. Un altro aspetto fondamentale è stato costruire la programmazione insieme ai territori. L’intuizione di fondo è che la debolezza di queste aree non deriva soltanto da un deficit di sviluppo, ma anche dalla mancanza di servizi".
A prendere successivamente la parola è stato Dino Matteodo, che ha fatto un'analisi sulla gestione delle aree montane, in crisi dal 2008 quando saltò di fatto il "governo delle montagne". Ma ha poi sottolineato un aspetto importante: "Mio padre, negli anni '60, mi diceva sempre: 'Studia e vai via'. Oggi, invece, assistiamo a un fenomeno opposto: c'è un'attrazione crescente per le aree montuose, ma questa tendenza non viene adeguatamente supportata. Per cambiare la situazione, sarebbe necessario restituire a ogni valle un proprio gruppo di governo e un ente di valle forte, capace di gestire i progetti di sviluppo. Se la politica per la montagna viene decisa dall'esterno, spesso dai centri urbani, con l'obiettivo di sviluppare il turismo di massa o creare parchi intoccabili, si finisce per imporre soluzioni che non rispecchiano le reali esigenze del territorio. Oggi più che mai, è fondamentale un ritorno al governo delle montagne da parte di chi le vive e le conosce". Dello stesso avviso, e dunque di una collaborazione necessaria tra i sindaci delle aree interne e e dei centri urbani, sono stati gli interventi del sindaco di Dronero Mauro Astesano e Roberto Colombero.
Piero Coletta

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