Processo alle “quote rosa”, il giudice sentenzia: “Sia la maturità culturale del Paese ad abrogarle”
Confindustria ospita il “tribunale speciale”. Tra aneddoti ed esperienze, l’accusa e la difesa hanno messo in scena una riflessione sul ruolo della donna nella societàUna riflessione su un tema quanto mai attuale, per analizzare pro e contro delle cosiddette quote rosa. Si è riunito in Confindustria Cuneo, nel giorno della Festa della Donna un tribunale speciale con tre togati “insoliti” nel processo alle quote introdotte nel 2011 dalla legge Golfo-Mosca. Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cuneo, Alessandro Ferrero nel ruolo di giudice, l’attore Paolo Giangrasso in quello di pubblico ministero e il direttore generale dell’associazione datoriale, Giuliana Cirio nei panni del difensore con una giuria popolare - il numeroso pubblico - che ha espresso il proprio verdetto.
Dopo l’introduzione del giudice sul tema del contendere, hanno preso la parola p.m. e difensore con le rispettive istruttorie e a seguire un parterre di testimoni “special guests” da Paola Scola (giornalista de La Stampa), a Cristina Clerico (avvocato e assessore comunale alla Cultura), a Marcello Cavallo (presidente del Miac mercato ingrosso agroalimentare di Cuneo), Franco Civallero (imprenditore, ex candidato sindaco e oggi consigliere comunale a Cuneo), Paola Capozzi (questore vicario di Cuneo), Elena Lovera (presidente dell’Ente Scuola edile di Cuneo e Formedil) e Fabiana Dadone (ex ministro della Pubblica amministrazione e delle Politiche giovanili), per capire se le quote rosa siano ancora uno strumento utile per evolvere verso una società migliore uno meccanismo anacronistico e superato.
I testi hanno portato aneddoti ed esperienze personali per suffragare le loro tesi e un piccolo show ha impreziosito la testimonianza di Elena Lovera, pro quote rosa, che ha invitato alcune delle presenti in sala ad indossare stole in stile Ferragni a Sanremo con le scritte: «Pensati Presidente», «Pensati Primario», «Pensati Premio Nobel» «Pensati Ct della Nazionale», «Pensati Ministro».
Figure femminili di ieri che hanno illuminato la storia dell’umanità e star di oggi, da Oprah Winfrey a scienziate come Fabiola Gianotti al vertice del CERN e ricercatrici del calibro di Elena Cattaneo, ma anche la Ceo di General Motors, Mary Teresa Barra, fino a Greta Thunberg al centro dell’arringa del pm che porta i dati che raccontano di una parità che cresce inesorabile: il 40% degli studenti di economia sono donne, il 30% degli studenti di ingegneria sono donne e sono in costante aumento, il 48% dei giovani notai è donna, il 47% degli avvocati è donna. Donne che non hanno avuto bisogno di quote rosa per emergere perché con il loro straordinario talento, “sono riuscite nella mirabile missione di superare gli uomini, o forse, senza viverla come una competizione tanto cieca quanto inutile, sono riuscite semplicemente ad imporre il loro valore grazie alla forza delle loro idee, all’efficacia del loro operato”.
Portate idealmente sul palco e chiamate per nome dall’avvocato della difesa, Giuliana Cirio, Janine, Shirin, Elnaz, donne oggetto di discriminazione o persecuzione da parte degli uomini, di nazionalità somala, afghana, iraniana, alle quali è stato negato il diritto allo studio e allo sport e che sono state segregate, se non picchiate e torturate quando si sono ribellate ai soprusi. Una violenza non fisica, ma più sottile, colpisce le donne occidentali, ad esempio Lidia e Roberta, che non hanno potuto realizzare gli obiettivi che si erano prefissate: il mondo del lavoro non ha riconosciuto il loro valore, in un caso la bellezza e nell’altro la maternità sono state come due spade di Damocle contro cui si sono infranti i loro obiettivi. “Per tutte loro nascere donna ha fatto una grande differenza - ha concluso la sua appassionata difesa, Giuliana Cirio - saremmo in un mondo più giusto se le donne si vedessero riconosciute le stesse possibilità degli uomini. Vi esorto pertanto a non avversare l’unico strumento che il nostro diritto abbia introdotto e che si pone come un risarcimento per le donne che avrebbero avuto il diritto di occupare posizioni di vertice, ma non lo hanno potuto fare”.
“Un male necessario” la riposta più votata tramite Qr code, dal pubblico, invitato ad esprimersi come giuria popolare dal giudice Alessandro Ferrero che infine ha assolto le quote rosa, perché hanno risposto ad un’effettiva esigenza di giustizia. “Dovranno essere mantenute - ha sentenziato Alessandro Ferrero chiudendo l’udienza con il martelletto - fino a quando la maturità culturale del nostro Paese le abrogherà di fatto”.
“Con questo processo insolito - commenta il direttore generale, Giuliana Cirio - abbiamo voluto offrire spunti di riflessione. Per quanto mi riguarda, sono favorevole all’iniziativa legislativa, indispensabile per garantire alle donne l’opportunità di far valere le proprie idee e dar loro la possibilità di dimostrare le proprie capacità in quegli ambiti nei quali non si accede per concorso, ma per nomina. L’identità femminile è una risorsa straordinaria per il miglioramento delle organizzazioni stesse, in particolare quelle più complesse, dove le caratteristiche femminili possono diventare un valore aggiunto, fondamentale per rendere le realtà più competitive e produttive”.
c.s.
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