Rete InGrana, quando l'unione fa la forza
Davide Arneodo, presidente del sodalizio tre le 21 piccole aziende della valle Grana, parla dei risultati raggiunti in questi primi tre anniIn questa annata, economicamente poco propizia per le piccole aziende del territorio, prendono sempre più corpo le richieste di “fare qualcosa” per il settore, messo in difficoltà sia dalla situazione siccitosa, sia dagli sconvolgimenti della pandemia prima e della situazione economica internazionale, con caro energia ed export difficoltoso verso alcuni Paesi, poi. Abbiamo incontrato un gruppo di aziende, operanti in valle Grana, che quel “qualcosa” ha provato a metterlo in piedi e farlo partire già qualche anno fa, con un’intervista a Davide Arneodo, attuale presidente della rete InGrana.
Davide, quando e perché nasce il contratto di rete e quante aziende ne fanno parte?
“La Rete InGrana è ufficiale dal marzo 2019. La costituzione ufficiale è stata preceduta da mesi di incontri e valutazioni sulla necessità di dotare le nostre aziende di uno strumento che potesse agevolare l’attività ordinaria, ma che potesse anche svolgere il ruolo di strumento facilitatore per il dibattito e il confronto. Al momento sono 21 le aziende aderenti, provenienti dal settore agricolo, commerciale, ricettivo e turistico della valle Grana”.
Come siete venuti a conoscenza di questo strumento giuridico?
“Alcune aziende hanno iniziato a incontrarsi con una certa regolarità a partire dal 2015 sulla scia di un tavolo di lavoro nato per la candidatura della nostra area alla SNAI. Durante una delle riunioni uno di noi ha riferito di aver letto della possibilità di sottoscrivere un ‘contratto di rete tra imprese’, strumento attivo già da alcuni anni ma poco conosciuto in Italia (in Francia è utilizzato con maggiore frequenza). Abbiamo approfondito ed eccoci qua. Ci teniamo a dire che InGrana parte dal basso e al momento non abbiamo richiesto sovvenzioni”.
Quali sono le azioni più concrete di sostegno reciproco che sono state sviluppate grazie a questo strumento?
“La prima, forse meno tangibile ma ugualmente importante, è la consapevolezza di fare parte di un gruppo strutturato, al quale ci si può appoggiare per chiedere un consiglio professionale oppure un aiuto in caso di emergenza. Poi aggiungeremmo la possibilità di scambiarsi, legalmente, l’attrezzatura che ogni azienda sceglie di inserire in un elenco di macchine (manuali e motorizzate) che possono essere prestate all’interno della rete. Ancora, la possibilità di condividere i collaboratori con il principio del ‘distacco dipendenti’. Non per ultima, la possibilità di partecipare a festival e fiere con un unico stand abilitato alla vendita dei prodotti di tutte le aziende, operazione che abbiamo iniziato a sfruttare da poco anche perché per due anni il settore fieristico è stato quasi azzerato dalla pandemia”.
Oltre all’aspetto pratico, quale percorso di pensiero è stato fatto per arrivare alla conclusione di creare un contratto di rete?
“Sembra banale, ma ‘l’unione fa la forza’. Quando c’è un problema è certamente utile sapere che ci si può rivolgere, stando in ciò che è consentito dalla disciplina del contratto di rete, ad altre aziende, sia per un aiuto molto concreto, sia per un appoggio più soggettivo. Guardando alle situazioni positive, è, per esperienza più vincente presentarsi a un festival con uno stand che proponga prodotti e servizi a 360°. Ecco, per raggiungere questi risultati abbiamo deciso per la sottoscrizione del contratto”.
Quali iniziative sono state realizzate “pensando collettivamente”?
“In 3 anni siamo riusciti a portare a casa una buona quantità di iniziative. Citiamo le più recenti, nell’autunno 2022: la partecipazione al Green festival di Montaldo Torinese, con lo stand e come relatori in un dibattito; l’adesione al progetto del Biodistretto del Monviso; l’incontro, il 20 novembre, di una rete simile alla nostra che, dalla Valle d’Aosta, raggiungerà la valle Grana per conoscere InGrana. E poi la collaborazione con la Porta di valle della valle Grana: alcune delle aziende di InGrana presenteranno i loro prodotti ai visitatori che raggiungeranno il Filatoio di Caraglio durante le domeniche di novembre e dicembre”.
Come sta vivendo il contratto di rete la situazione poco rosea del settore agricolo in questa fase?
“Con apprensione. La contrazione del potere d’acquisto dei consumatori non è positiva, soprattutto per aziende come quelle aderenti a InGrana che spesso propongono prodotti e servizi certificati e di qualità e che non vogliono competere incrementando la quantità a scapito della qualità. L’etica di InGrana è quella di dare la giusta attenzione alle pratiche ambientali e alle pratiche sociali: pensiamo, per esempio, alla regolarità dei contratti di lavoro, o all’utilizzo di metodi di coltivazione particolarmente attenti all’impatto sul territorio circostante”.
Come comunicate le vostre iniziative?
“Al momento non abbiamo un canale social dedicato ma stiamo cercando di migliorare per andare verso una comunicazione univoca e non frammentaria. Chi volesse info oppure conoscere i nostri prodotti può rivolgersi alla Porta di valle al Filatoio (IG e FB). Il nostro è un gruppo dinamico e siamo ovviamente aperti ad accogliere nuove aziende aderenti”.
Roberto Ribero
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