Sanità, ora gli “esodi” partono anche dal Piemonte: colpa delle liste d’attesa
Dopo la pandemia gli italiani tornano a spostarsi per esami e interventi. La Lombardia è meta di molti pazienti dalla nostra regione, scoraggiati dai tempi lunghiValgono quasi tre miliardi di euro gli spostamenti che gli italiani compiono alla ricerca di visite mediche specialistiche, esami o interventi in altre regioni. È il dato che emerge dal secondo rapporto di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sulle principali dinamiche della mobilità sanitaria interregionale nel nostro Paese. La fotografia è quella di un’Italia che è tornata a spostarsi con la fine della pandemia. Il trend infatti è costante, ha visto una diminuzione solo nel 2020, per poi proseguire la sua crescita nel 2021 e 2022.
Alcune regioni però sono più attrattive di altre. Gli spostamenti avvengono principalmente da sud in direzione nord, ma tra le zone verso cui si concentrano gli spostamenti non c’è il Piemonte. Guidano infatti la classifica in ordine Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. In particolare, ancora una volta la Lombardia si conferma la regione con il saldo positivo maggiore, pari a circa 103 milioni di euro. Al fondo, invece, si collocano Campania (con un passivo che supera i 42 milioni), Calabria e Sicilia. Secondo il report, si registrano anche flussi di mobilità tra le regioni del centro-nord, in particolare tra territori confinanti (con una distanza di 100 chilometri e/o 60 minuti di percorrenza dal comune di residenza alla struttura ospedaliera).
Rilevante è il peso che svolge la presenza diffusa del settore privato, che rende la regione molto attrattiva, come avviene per la Lombardia. La capofila d’Italia è una meta anche per molti pazienti piemontesi, scoraggiati dalle infinite liste d’attesa in particolare nel pubblico. Secondo un report del 7 marzo della Regione Piemonte, “i tempi di attesa medi per le 42 prestazioni non urgenti individuate dal Piano nazionale hanno una media di 37 giorni, migliorata rispetto ai 38 giorni del 2018. In particolare, per 25 prestazioni, tra cui colonscopia, ecografia all’addome, elettrocardiogramma da sforzo, fondo oculare, mammografia, spirometria, visita cardiologica, visita chirurgia vascolare, visita oculistica, visita pneumologica, il tempo di attesa rispetto al 2018, si è ridotto in media di oltre sei giorni”. Per le altre, invece, i tempi rimangono più dilatati.
A livello di tempistiche il Piemonte era stato promosso da una ricerca di Agenas in collaborazione con la fondazione The Bridge, secondo cui è una delle regioni con dati incoraggianti se si analizzano i tempi della sanità. È bene però evidenziare che nella ricerca non sono stati conteggiati tutti i casi in cui non era possibile a prenotare perché le agende erano chiuse. Inoltre, non si è tenuto conto di chi si era rivolto direttamente al privato, senza passare dal pubblico.
Negativo il saldo economico della mobilità riguardante la specialistica ambulatoriale del Piemonte: nel 2022 ha perso quasi 12 milioni di euro, collocandosi nella seconda metà della classifica nazionale dietro all’Umbria (-3 milioni di euro) e davanti alla Sardegna (-12 milioni).
Agenas però individua anche un dato positivo sulla situazione piemontese grazie all’introduzione di nuovi criteri di analisi e valutazione. Se si considerano solo gli spostamenti svolti per scelta dell’utente, si registra un’inversione di tendenza: il Piemonte passa da -7,2 milioni del 2019 a +21 milioni del 2022. Un dato però ancora inferiore rispetto a quello di molte regioni del nord Italia.
Micol Maccario
CUNEO sanità - Piemonte - regione - Servizi - Agenas