Scurati a Dronero: "Il fascismo non tornerà nella sua forma storica, ma il suo spettro è già in mezzo a noi"
Il noto giornalista e scrittore ha presentato il quarto capitolo della pentalogia su Benito Mussolini al Ponte del Dialogo: "Più avanzavo nel lavoro, più il mondo mi restituiva un analogo"Il dialogo come strumento di condivisione delle idee e dei pensieri nella suggestiva cornice di Dronero e del suo famoso Ponte del Diavolo. Proprio in questa piccola città ai piedi delle Alpi, a pochi chilometri da uno dei fronti in cui l’Italia fu protagonista durante la Seconda guerra mondiale, è intervenuto il noto giornalista e scrittore Antonio Scurati. Autore della pentalogia dedicata a Benito Mussolini, opera che gli è valsa il Premio Strega nel 2019 per il primo volume della saga, M. Il figlio del secolo, Scurati ha presentato il quarto e penultimo libro: M. L’ora del destino. L’opera affronta l’ingresso dell’Italia fascista nel secondo conflitto mondiale e si spinge fino all’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio firmato da Pietro Badoglio con gli angloamericani.
“Ringrazio per aver ricordato quanto sia stata buia l’ora del destino in questo territorio. Anche io devo sforzarmi di ricordare a me stesso il motivo per cui la situazione in cui si trova il Paese costringe scrittori come me ad assumere responsabilità che non dovrebbero competergli in termini di voce pubblica. Si trovano a essere individuati e attaccati come se fossero leader politici. È chiaro da tempo che questa stampa di destra mi prende di mira con attacchi mirati”. Con queste parole Antonio Scurati apre il suo intervento, per poi soffermarsi sulla fatica di comporre un’opera così monumentale e sulla sensazione di vivere un vero e proprio “effetto Cassandra”, come lui stesso lo ha definito. “La fatica di scrivere è stata enorme, fare questi libri è un’impresa faticosa. Presuppone un lavoro immenso di studio e sintesi. Devi fornire un racconto efficace, ed è lì che riesci o fallisci. È stato un lavoro estenuante, a tratti mi ha quasi condotto a un esaurimento. Ma, da un certo punto in poi, è diventato ancora più pesante questo continuo rimbalzo di polemiche. Questi libri hanno suscitato scalpore e ottenuto successo. Eppure, sembrano possedere una sorta di forza profetica, quasi funesta, come quella di Cassandra. Più avanzavo nella scrittura, più il mondo reale sembrava restituire un riflesso inquietante della narrazione, finché io stesso sono diventato un bersaglio da colpire”.
Scurati ha poi riflettuto sul carattere popolare della sua opera, un aspetto che non solo lo gratifica ma che considera un valore fondamentale della letteratura. Secondo l’autore, non esiste una forma più elevata di quella popolare, capace di rendere accessibili temi complessi a un vasto pubblico. I suoi libri si inseriscono proprio in questa tradizione: raccontare in forma romanzata un periodo storico ampiamente discusso, restituendogli una nuova forza narrativa. Per lui, il romanzo non è solo una forma d’arte, ma un invito alla conoscenza, aperto a chiunque, indipendentemente dall’età o dal background culturale. Affrontando poi il tema della narrazione in prima persona, Scurati ha sottolineato la necessità di dover evitare ogni genere di empatia con il protagonista del romanzo, Mussolini. Da qui è arrivata la necessità di affidarsi completamente ai documenti storici accertati. Via ogni inserimento di personaggio fittizio, via ogni dialogo fantasioso e via anche il discorso indiretto libero: “Io devo raccontare Mussolini, devo costringere i lettori a sapere che siamo stati fascisti”. Una sorta di confronto con il proprio passato.
Il dialogo prosegue con una domanda su Italo Balbo, "una spina nel fianco" per Benito Mussolini. Con questo personaggio si apre M, l'ora del destino. Perché aprire il libro con questo personaggio noto non solo in Italia, ma anche in America? La spiegazione di Scurati tocca le giuste corde, dando la cornice di un personaggio comunque succube del capo del fascismo. "Lui fu abbattuto nel cielo sopra Tobruk da fuoco amico. Un errore, ma questa morte tragica e beffarda come beffa del destino andava raccontata, ma anche perché sembrava una profezia nefasta sulle morti che si abbatteranno sugli italiani. Uccisi tutti da fuoco amico. Balbo è stato presentato come antagonista interno a Mussolini. Tutte balle. Lui prima di essere aviatore era il massacratore della Romagna. Lui dà un ordine allo squadrismo fascista in Pianura Padana. Odiava i tedeschi, non condivideva la politica razziale. Eppure non compì un vero e proprio atto di dissenso. Era succube". Scurati fa riferimento a Italo Balbo come ucciso da fuoco amico, collegandolo al fatto che anche gli italiani furono uccisi dal fuoco amico, perché mandati in guerra su cinque fronti nella più totale impreparazione: "Per questo dico che furono vittime di fuoco amico. Anche se a sparare furono altri, la responsabilità è di chi li mandò a morire. I nostri avi andarono a morire, ma prima ad uccidere. Questo non lo ricordiamo. Le memorie riguardano principalmente quando la guerra entrò in casa nostra, dal 1943. Ma prima che accadesse ciò siamo stati i primi a portare la guerra. Noi ci andammo sempre da invasori e sempre da sconfitta. Questa è l’ultima responsabilità storica di Mussolini".
In chiusura è arrivato un ragionamento sul panorama politico attuale: "Io ho sempre sostenuto questa tesi. Il fascismo è stato un fenomeno storico, di assalto alla storia. Non si ripete due volte. Certo è che questi movimenti populisti non solo italiani, ma anche americani e ce ne sono ad oriente, ereditano in maniera diretta o indiretta. Questo fa di Mussolini l’archetipo di ogni figura politica populista. È stata una forma di intelligenza incredibile, volta al male. Non è una macchietta. Alcuni di questi tratti li ritroviamo nel populismo sovranista, quindi ho anche detto che si vi sta cuore la democrazia non aspettate la minaccia dell’avvenire, non è la minaccia della marcia. La minaccia è già qui. È già in atto un’erosione delle fondamenta della democrazia. Sbagliate se cercate le camicie nere. Il fascismo non tonerà nella sua forma storica, ma il suo spettro è già in mezzo a noi da tempo. Per rintracciarla dovete guardare indietro o di fianco, non davanti. Ma ciò che poteva tornare è già tornato".
Piero Coletta

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