Un sondaggio tra i residenti svela come migliorare la vita nell'area alpina tra Italia e Francia
L’indagine nell’area di frontiera Alcotra presentata a Torino: i francesi trovano complicato ottenere un lavoro in Italia. Per gli italiani impossibili i collegamenti stradaliUn sondaggio per mettere a fuoco gli ostacoli sulla cooperazione italo-francese. Ne emerge una ricognizione di ciò che ancora impedisce alle cinque regioni riunite nel progetto Alcotra (due francesi e tre italiane) di superare le frontiere. L’indagine, presentata oggi a Torino, al Museo dell’auto, in occasione del convegno “Frontiera Italia-Francia: ostacolo o opportunità?” a tre anni dalla firma del Trattato del Quirinale.
Il campione in due categorie: cittadini e attori locali istituzionali (enti territoriali e associazioni). In tutto settecento intervistati. Primo capitolo: i trasporti. Gli italiani (60%) sono più preoccupati dei francesi (40%) per i disagi legati ai trasferimenti tra i due Paesi. Tuttavia, al primo posto per entrambi c’è il nodo valichi alpini (41%): dalla prolungata chiusura del Colle di Tenda allo stop di tre mesi per il traforo del Monte Bianco, all’inadeguatezza della statale della Maddalena, spesso interrotta. I francesi ci aggiungono il Piccolo San Bernardo. Poi i collegamenti ferroviari (30%), non solo per l’interruzione delle corse sull’asse Torino-Parigi per la frana nella valle della Maurienne. I treni restano inadeguati per orari e tempi di percorrenza. I francesi puntano il dito anche contro i costi esorbitanti dei trafori Frejus e Bianco. Scarsi, in generale, i trasporti pubblici green.
Secondo capitolo dedicato all’accesso ai servizi sanitari. Dopo il Covid sempre più complicati. Per esempio, per ottenere il permesso dalle Asl per usufruire di cure mediche francesi. L’Italia riconosce come spese sanitarie in Francia solo quelle urgenti. I francesi sottolineano i lunghi tempi d’attesa in Italia, anche oltre i due anni. La terza sfida riguarda l’ambiente. Si sottolineano le differenze tra normative che rendono complicato armonizzare una strategia per l’area. Ma l’auspicio di chi abita la frontiera è che si riesca a difendere la biodiversità e, soprattutto, che si realizzi il grande parco europeo con la fusione tra Mercantour e Alpi Marittime. Ostacoli anche sul fronte formazione e lavoro. Soprattutto i francesi giudicano molto complesso ottenere il diritto di lavorare in Italia. L’integrazione professionale è decisamente poco sviluppata, le qualifiche non riconosciute. Il quinto quesito pesa la barriera linguistica, considerata più rilevante dai francesi che dagli italiani ed è indicata come secondo ostacolo (21%) nella realizzazione di progetti transfrontalieri. Al primo posto le differenze normative e amministrative (46%), il vero freno alla cooperazione.
Sesta sfida: differenze normative e amministrative, a partire dai diversi sistemi giuridici alle difficoltà di immatricolare un’auto italiana in Francia o a quanto sia complicato veder riconosciuto in Italia il diploma di guida alpina. Dice Marco Gallo, assessore regionale allo Sviluppo della montagna e fondi Alcotra: «La politica deve leggere questo sondaggio come un esempio di buone pratiche. I residenti, cioè le comunità che danno vita alla regione Alcotra, ci indicano con le loro risposte la via da seguire per rendere davvero coesa la grande area alpina per la creazione di servizi pubblici comuni in settori chiave come il sociale, la sanità, i trasporti, l’energia, la cultura e l’ambiente. Da Torino arriva dunque un segnale chiaro della volontà del progetto transfrontaliero di lavorare per dar forma a quella cooperazione bilaterale rafforzata contemplata dall’articolo 10 del Trattato del Quirinale che deve proseguire anche oltre il 2027». Ora il sondaggio diventa la base del progetto «Alcotraité»: un gruppo di lavoro si occuperà in partenza di salute, mobilità e biodiversità. Da qui ci si concentrerà nell’individuare le modifiche ai regolamenti da sottoporre ai rispettivi Parlamenti perché le adottino.
c.s.
CUNEO Montagna