Razza Piemontese: Il 60 percento è allevata in provincia di Cuneo
Un convegno Cia all'hotel Dama di Fossano ha evidenziato peculiarità della razza e metodi di promozione. 'Non è il prodotto che si deve adeguare al consumatore, ma il contrario'Sinergie tra associazioni, certificazioni IGP, storytelling del territorio e corretta informazione: sono alcuni dei punti emersi nel corso del convegno organizzato da Cia Cuneo a Fossano (Hotel Dama) sulla Razza Piemontese, per fare il punto su un comparto competitivo che registra, però, un certo calo del mercato.
Ad assistere, decine di allevatori e rappresentanti di enti e consorzi, che hanno anche preso parte alla discussione aperta dopo la Tavola rotonda con gli esperti chiamati a relazionare. L’introduzione è stata di Silvio Chionetti, vicedirettore Cia Cuneo, che ha evidenziato i numeri del settore: dei 5,5 milioni di capi bovini presenti in Italia, 2 milioni 173 mila sono da carne; in Piemonte ci sono 798 mila capi, di cui 500 mila sono di razze specializzate da carne. La razza Piemontese è la razza autoctona più rappresentata in Italia con i suoi 320 mila capi distribuiti su 4300 allevamenti, che generano un indotto significativo anche per il settore dei cereali e della mangimistica. Il 60% della razza Piemontese è allevata in provincia di Cuneo.
Enrico Veronese, biologo nutrizionista, ha spiegato che la Piemontese ha una serie di sostanze che migliorano il metabolismo e la fisiologia umana. Alcuni anni fa è stata evidenziata una forte discriminazione sulla carne rossa a causa di notizie male interpretate e amplificate, che hanno creato un forte calo dei consumi e tanta confusione tra i consumatori. Il biologo ha spiegato vari dettagli dell’episodio di disinformazione, spiegando anche che il rischio legato al consumo delle carni rosse è legato ad un insieme di abitudini scorrette di stile di vita quali fumo, alcool, sovrappeso, scarsa attività fisica, assenza di dieta bilanciata; inoltre, afferma lo specialista, “gli studi di riferimento al caso si riferiscono alla produzione industriale della GDO, che nulla ha a che fare con gli allevamenti di Piemontese. Il problema della carne rossa si riscontra anche per la presenza di acidi grassi saturi e una cottura spesso sbagliata per tipologia, tempistiche e temperature sopra i 300 gradi”.
Sergio Ricci, alimentarista esperto di Nutrizione animale, ha curato l’aspetto dell’ingrasso della razza, che necessita di particolare cura nella fase dello svezzamento, dove si sviluppa un rumine adeguato dell'animale, con papille fitte e lunghe. I punti fondamentali per l'ingrasso sono la genetica, l'ambiente e il benessere animale, la salute, l'alimentazione. Alcune analisi sui consumi dimostrano che, a livello italiano, al momento dell'acquisto nella GDO non si bada tanto alla convenienza del prezzo (ricercato dal 14% dei clienti), ma al prodotto interamente italiano (26%), la tutela ambientale (22%), la tipicità e la tradizione (16%), la salute (15%). Sta inoltre aumentando considerevolmente l'export mondiale di derivati zootecnici italiani come, ad esempio, il Grana Padano e i prosciutti. Angela Garofalo, responsabile settore Zootecnico Cia nazionale, ha parlato di domanda interna e filiera, dentro la quale produzione e trasformazione si contraggono a favore della distribuzione, che spunta prezzi migliori. La filiera è adesso fortemente dipendente dall'estero, con un aumento dei capi vivi comprati all’estero, in particolare Francia e Polonia. Tra le novità nazionali emerge “Classyfarm”, un nuovo sistema generato dal Ministero della Salute per classificare gli allevamenti in base al rischio (tre le categorie di aziende: migliorabile, sufficiente, ottimale), su parametri di benessere animale, biosicurezza, farmaci, alimentazione.
Alla Tavola rotonda Cia si sono aggiunte altre voci. Claudio Conterno, presidente provinciale Cia Cuneo, ha sottolineato che bisogna arrivare ad un sistema che riconosca il giusto prezzo per ciò che il prodotto di qualità vale, cosicchè l’imprenditore possa strutturare le previsioni aziendali senza appoggiarsi su sovvenzioni pubbliche. La tendenza dovrà essere fare qualità, spiegarla e saperla vendere, migliorando le etichette dei prodotti, con l'aiuto della normativa che dovrà apportare migliorie senza eccedere nelle regole.
Gian Piero Ameglio, allevatore e presidente provinciale Cia Alessandria, ha spiegato come gli allevamenti abbiano sviluppato negli ultimi anni una grande tecnica, che accresce il valore dell’azienda insieme alla capacità di vendere anche l’idea del territorio, insieme al prodotto. La tendenza zootecnica dice però che il numero dei capi resterà stabile, mentre gli allevamenti piccoli scompariranno, accorpandosi a favore di allevamenti più strutturati.
Per il macellaio Franco Cazzamali, la GDO non potrà mai sostituire il macellaio che sceglie il capo dall'allevatore, lo acquista e lo trasforma in 148 muscoli. Il concetto da evidenziare è che “non è il prodotto che si deve adeguare al consumatore, ma il contrario”. Questo sviluppo sarà possibile solo attraverso collaborazioni e maggiore remunerazione.
Andrea Quaglino, direttore Anaborapi, ha riassunto l’attività dell’Associazione, fortemente orientata al miglioramento genetico, uno strumento per le aziende zootecniche per essere sempre maggiormente competitive. Illustrato anche il progetto i-beef, un Bando Biodiversità dell’UE a cui l’Anaborapi ha partecipato, ottenendo l’accesso al programma.
Guido Groppo, Associazione Amici della Piemontese, ha sintetizzato il progetto Manzotta, “reso possibile da menti e volti dinamici che guardano il là, valorizzando un brand già fortissimo”, che punta a valorizzare capi adulti e ad una clientela da informare.
Dario Perruca, del Consorzio del Bue Grasso di Carrù, ha illustrato l'impegno del Consorzio nato nel 2014 per valorizzare il prodotto, il mercato, il territorio. Tra le esperienze di successo: il campionato di battuta al coltello e i convegni con la partecipazione di centinaia di allevatori provenienti da tutta Italia.
Gabriele Carenini, presidente regionale Cia Piemonte, ha curato le conclusioni, valorizzando le caratteristiche di razza e, parallelamente, il pericolo di abbandono dei giovani dalle aziende zootecniche, che preservano il territorio e anche le zone marginali, se le politiche e il mercato non incentiveranno gli investimenti e il futuro del settore.
c.s.
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