La scultura del Cristo morto e la lampada ad olio nel duomo di Saluzzo: “Simbolo della speranza che arde”
Il vescovo Bodo spiega la scelta di ricollocare la statua per la Quaresima: “Immerso nella morte Cristo prepara la vittoria del giorno nuovo che verrà”La speranza arde nella lampada ad olio collocata ai piedi della scultura del Cristo Morto che il vescovo di Saluzzo ha voluto collocare in Duomo per questa Quaresima. La statua, che solitamente è collocata sotto un altare laterale nella chiesa dei Cappuccini, dedicata a Maria Santissima delle Grazie, è stata spostata per volontà di monsignor Cristiano Bodo ai piedi dell’altare maggiore: accanto una lampada sempre accesa, a ricordare la speranza che non muore e anzi risorge con Cristo in un mondo segnato dalla guerra e dalla pandemia.
“É una scultura massiccia - spiega il vescovo di Saluzzo - che trafigge i nostri sensi con i segni di un’atroce morte, forse assuefatti al frastuono di stimoli assordanti. Ho messo il Cristo morto perché - con la sua potenza espressiva che mostra un intenso patire e morire, insieme a uno sconfinato amore - dica il Venerdì Santo della nostra storia: la storia di questi giorni di guerra in Ucraina e di carovane di profughi in fuga, la paura di una pandemia non ancora sconfitta, le tante storie di miseria e di povertà, la fame degli uomini e la sete della Terra. E poi ancora i tanti dolori nascosti: nelle famiglie, nelle carceri, negli ospedali, negli sfruttamenti e nelle indifferenze, nelle disuguaglianze sociali e nelle ingiustizie... ho messo il Cristo morto in uno spazio insolito, ma accanto ai fedeli, perché nutro la speranza che possano essere trafitti, come Lui lo fu dalla lancia del soldato, penetrati dal dolore e dall’amore che lo ha causato. Ho posto lì, alla portata di tutti gli sguardi, il Cristo morto perché ogni cuore che passando lo contempla, trabocchi di gratitudine per un amore così sovrabbondante e di speranza in un mondo nuovo, bello e possibile: in quel corpo morto si intravvede il bagliore sfolgorante della Risurrezione. Davanti a Lui è accesa una piccola lampada. Sta e arde per continuare la nostra preghiera per la pace in Ucraina. Essa prega, piange, grida, attende, spera. Perché il Padre sembra assente dal Venerdì Santo e sordo alla preghiera del Figlio. Ma la verità del Cristo morto per amore è il Cristo Risorto da morte! E noi siamo convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi, con Gesù, e ci porrà accanto a Lui (cfr. Cor 4, 14). Noi sappiamo, perché lo sperimentiamo ogni giorno, che ogni notte racchiude in sé e custodisce il sogno di un’alba nuova: che verrà; noi sappiamo, perché lo sperimentiamo da anni, che nel cuore di ogni inverno ribolle già la primavera: che verrà. Noi crediamo convintamente che in ogni Venerdì Santo della storia c’è la colata di fuoco della Risurrezione! Non può morire l’Amore; esso vive e fa vivere; immerso nella morte Cristo prepara la vittoria del giorno nuovo che verrà: e non domani, oggi!”.
“Non possiamo tacere - conclude il vescovo - la verità più bella della nostra fede, l’unica che getta, nella storia umana, speranza, gioia piena e duratura, l’unica che accende la luce anche nelle ore più buie, l’unica che può dare prospettive di futuro, buono e vivibile, all’uomo di ogni tempo”.
c.s.
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