"A Racconigi mia moglie non ha potuto votare"
Ci scrive un lettore a proposito delle barriere architettoniche presso un seggio racconigeseRiceviamo e pubblichiamo.
Egr. direttore,
Le scrivo perché oggi 12 giugno 2022 mia moglie non ha potuto votare. Ha letto bene, ho scritto potuto e non voluto, perché al seggio mia moglie si è recata con le intenzioni di esprimere il suo voto sia alle amministrative che ai referendum. Il motivo: il seggio non era accessibile. Mi spiego: mia moglie ha subito una frattura ad una gamba e non può poggiare il piede a terra. Conseguentemente deve spostarsi e fare le sue attività seduta su una carrozzina. Ebbene arrivata alla sede elettorale, situata presso le scuole medie del comune di Racconigi, il seggio era situato al secondo piano. Dunque scale, che nel caso di una carrozzina sono una barriera architettonica. Tutto è andato bene sino al primo piano, mia moglie è stata caricata su un carrello e ha raggiunto il pianerottolo. Per raggiungere il seggio era necessario fare ancora due rampe di scale.
Benissimo, c’è il montacarichi, che purtroppo non funziona. Non si può raggiungere il seggio n° 5 sede del voto. Che fare? Mi reco dal Presidente di seggio chiedendo di dare accesso alla votazione presso un altro seggio vista l’impossibilità di raggiungere il piano, ma mi si risponde che non si può. Come non si può? È previsto che nel caso ci siano barriere architettoniche si possa votare nella sede elettorale in altro seggio nello stesso locale! Ovviamente la decisione spetta al Presidente che se non erro è un pubblico ufficiale. Facile vero? Invece no. Si contatta il Comune che dopo un breve conciliabolo, e siamo verso le ore 19, decide che la soluzione è chiamare volontari della Croce Rossa che trasferiscano mia moglie al piano: qualche minuto prima a delle persone era venuto in mente di prendere la carrozzina e trasportarla su, manco fosse il santo in processione. Mi sembra piuttosto umiliante. Mi sono sentito ferito nel vedere che non ci fossero possibilità per garantire il diritto di voto senza ricorrere all’umiliazione di una persona che ha un problema e di esporla pubblicamente ad un trattamento così palesemente discriminante. Forse si poteva riflettere che la scuola in questione è in ristrutturazione e dunque poco agibile, magari trovando altri luoghi adatti.
Poi, però, verso le 20.30 contattando il Comune si scopre che esiste un seggio per disabili, ma mia moglie non è disabile, è solo temporaneamente su una carrozzina. Che fare? Decido di portare mia moglie a casa e a malincuore non abbiamo esercitato il nostro diritto di voto. Sono amareggiato perché la Costituzione nell’art. 3 prevede la rimozione di qualunque barriera che impedisca l’esercizio di un proprio diritto. Questo non è successo. A dire il vero no. Il Comune poi ci ha comunicato che potevamo andare a votare nel seggio per disabili. Ma prima non si poteva? Mia moglie non è disabile. Non importa, mi rimane solo il rammarico di non aver potuto esercitare il diritto di voto, di non aver potuto garantire il nostro parere alla democrazia.
Mi spiace che nessuno abbia avuto il coraggio di prendere una decisione. Mi spiace perché in fondo essere trattati così è umiliante e benché mia moglie non sia disabile il pensiero mi è corso verso tutte quelle persone che in carrozzina ci vivono e quotidianamente subiscono angherie del genere. Mi spiace perché la strada per il riconoscimento dei diritti è ancora lunga e spiace ancora di più quando capita in un piccolo centro dove ci dovrebbe essere maggiore attenzione e forse anche un po’ più di sensibilità.
Piero Perona
Racconigi
Redazione
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