Nuovo ospedale di Savigliano-Saluzzo-Fossano: c'è chi dice no
Il Coordinamento “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” e il Movimento “Stop al Consumo di Territorio – nodo di Savigliano” contro l'area individuata dalla Regione: "La scelta va ripensata"Riceviamo e pubblichiamo.
Il Coordinamento dei Comitati piemontesi del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” e il Movimento “Stop al Consumo di Territorio – nodo di Savigliano” hanno completato una profonda analisi sulla scelta dell’ambito approvato in novembre dalla Giunta regionale per la realizzazione del nuovo ospedale unico del quadrante Nord-Ovest della Provincia di Cuneo (Saluzzo-Savigliano-Fossano) e hanno provveduto a trasmettere alla stessa amministrazione regionale – e agli altri Enti competenti in materia – un documento di “osservazioni” che evidenzia l’insostenibilità della coerenza/conformità del nuovo Ospedale con il vigente Piano regolatore e con le vigenti norme ambientali.
La dettagliata nota prende in considerazione le tre aree inizialmente individuate dalla Regione e dai rappresentanti dei Sindaci locali quali idonei siti per sviluppare l’insediamento ospedaliero, ovvero:
- in adiacenza all’attuale struttura (Ipotesi A),
- in Via Saluzzo in area agricola in adiacenza al limite ovest dell’edificato (Ipotesi B)
- e in Via Saluzzo in area agricola prevista come produttiva dal P.R.G.C. e in adiacenza all’esistente comparto produttivo posto lungo la S.P. n. 662 (Ipotesi C).
Come noto, la Regione ha deliberato la scelta della terza ipotesi che comporta, però, un rilevante consumo di suolo agricolo fertile, con una conseguente e non indifferente perdita di capacità produttiva alimentare e una notevole perdita sia di assorbimento idrico e sia di stoccaggio di anidride carbonica. E porta con sè diverse criticità tecniche e urbanistiche.
Dagli atti programmatici e illustrativi dei piani regolatori succedutisi nel tempo risulta, infatti, inequivocabile il riconoscimento e la continua riconferma dell’ambito “Saint Gobain” quale zona di carattere strategico della politica industriale del Comune. L’ipotesi di insediamento ospedaliero appare quindi del tutto in contrasto con piani e programmi sempre indirizzati al riconoscimento e valorizzazione della zona ormai a vocazione produttiva consolidata, come ben evidenziato dalle stesse previsioni cartografiche del P.R.G.C.
Risulta, quindi, destituita di ogni fondamento logico l’ipotesi che la destinazione ospedaliera possa essere ammessa nelle aree per impianti produttivi disciplinate, come ben indicato dall’articolo 16 del medesimo P.R.G.C., poiché i servizi pubblici non possono che essere a supporto per ottimizzare la funzionalità delle attività manifatturiere, industriali e amministrative (mense, spazi sportivi, sale riposo, incontro, gioco, sanitarie/mediche); è pertanto evidente che le destinazioni a servizio hanno una natura complementare all’attività produttiva e non alternativa, come sarebbe invece quella del nuovo Ospedale.
Uno studio del Politecnico di Milano, guidato dal prof. Paolo Pileri, ci ricorda anche che:
• 1 ettaro di terreno coltivato produce mediamente cibo in un anno per 6 persone; l’ipotesi progettuale dell’insediamento ospedaliero andrebbe ad occupare un ambito dedito all’agricoltura di 141.690 mq – poco più di 14 ettari – pari a una perdita della capacità di produzione alimentare media annua per circa 85 persone;
• 1 mq di terreno permeabile (come quello agricolo in questione) assorbe circa 375 litri di acqua; l’ipotesi progettuale scelta, anche considerando un’occupazione del 70% (tra edifici, parcheggi e viabilità), produrrebbe un’impermeabilizzazione di circa 99.000 mq., pari a un mancato assorbimento di circa 37.125.000 litri di acqua (37.125 metri cubi di acqua) e a un mancato contenimento di circa 2.475.000 kg di CO2 (pari a circa 2.475 tonnellate di CO2), poichè 1 mq di terreno agricolo contiene circa 25 kg di anidride carbonica.
Questo porterebbe ad un conseguente “costo” per la perdita dei servizi ecosistemici che l’ISPRA-Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale stima pari ad un ammontare annuo compreso tra 89.000 e 109.000 euro per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato. Considerando un’impermeabilizzazione di circa 9,9 ettari (99.000 mq.) per un valore prudenziale di 99.000 euro ad ettaro (valore medio stimato da ISPRA), si avrebbe un costo di circa 980.000 euro per ogni anno successivo all’avvenuta impermeabilizzazione del terreno dall’ipotesi progettuale proposta.
Conseguentemente, si ritiene necessario ribadire quella che dovrebbe essere una “prassi del buon senso” che tutte le Amministrazioni pubbliche dovrebbero applicare (a prescindere dalle normative), cioè quella del “riuso del patrimonio immobiliare esistente” e qualora questo non sia possibile o praticabile quello della “rigenerazione delle aree dismesse” o della “localizzazione delle opere in aree già urbanizzate e impermeabilizzate”, anche procedendo a varianti degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, al fine di salvaguardare i terreni liberi e, in particolare, quelli agricoli.
Occorre anche ricordare che l’intervento di realizzazione di un ospedale viene qualificato come “opera pubblica” e deve pertanto verificare e soddisfare specifiche disposizioni legate alla progettazione delle opere pubbliche e, in caso di finanziamenti pubblici nell’ambito del PNRR, anche delle relative disposizioni comunitarie, tra le quali ricordiamo il principio “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”.
Altre criticità insistono sotto il profilo della zonizzazione acustica (andrebbero previste ben quattro fasce cuscinetto per tutelare l’area ospedaliera da quella industriale) e della logistica, in quanto l’area risulta difficilmente raggiungibile da chi si reca in ospedale per visite o, peggio ancora, per chi deve effettuare assistenza a pazienti e malati (molto spesso persone anziane che non sempre risultano nella condizione di potersi spostare con automezzo individuale).
Il Coordinamento dei Comitati piemontesi del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” e il Movimento “Stop al Consumo di Territorio – nodo di Savigliano” ritengono pertanto che la scelta dell’Ipotesi C per la localizzazione del nuovo Ospedale debba essere necessariamente ripensata, anche con una rivalutazione dell’ipotesi progettuale proposta dall’Associazione “Amici dell’Ospedale SS. Annunziata” nel febbraio 2022.
Al seguente link il documento integrale trasmesso alla Regione Piemonte e al Comune di Savigliano: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2023/02/Oss.-SiP-e-SCdT-3-2-2023-nuovo-Ospedale-Savigliano-DGR-4-11-2022.pdf.
Coordinamento dei Comitati piemontesi del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori”
Movimento “Stop al Consumo di Territorio – nodo di Savigliano”
Redazione
SAVIGLIANO Ospedale