La ‘resa dei conti’ per il governo potrebbe scattare oggi alle 15. Per quell’ora, a palazzo Madama, il premier Giuseppe Conte renderà note le sue intenzioni: dimissioni subito senza voto di sfiducia o varo della legge costituzionale per il taglio di 345 parlamentari, che farebbe slittare (e forse perfino rientrare) la crisi. C’è però un’altra incognita che riguarda direttamente il territorio della Granda, ed è questa: se cade il governo, cosa ne sarà della Asti-Cuneo?
A porsi la domanda è anche il quotidiano La Stampa, che ha inviato una richiesta di chiarimenti al ministero dei Trasporti, ricevendo a stretto giro la risposta: “Dopo aver lavorato per mesi su questo dossier per sbloccare un’opera ferma da decenni ed esserci riusciti, la crisi aperta dalla Lega, con la possibilità di nuove elezioni e di un nuovo governo, potrebbe fermare o rallentare l’iter autorizzativo”. Il rischio di un rinvio o di uno stop agli interminabili lavori di completamento, insomma, esiste.
Sarebbe una beffa clamorosa per una provincia che attende dalla bellezza di dodici anni la realizzazione di un’autostrada che ormai ha meritato il titolo di ‘Salerno-Reggio Calabria del Nord’, per via delle infinite sospensioni dei suoi cantieri. Stando a quanto scrive Alberto Prieri sulle pagine del quotidiano torinese, “l'approvazione del nuovo piano finanziario da parte del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) dello scorso 1° agosto dev'essere perfezionato da altri atti e autorizzazioni che, al momento, non sono stati firmati”.
Solo venti giorni fa il Cipe ha dato il via libera al compromesso voluto dal ministro Danilo Toninelli che prevede che il gruppo Gavio, attuale gestore dell’autostrada, completi l’ultimo tratto della Asti-Cuneo e accorci la concessione dal 2045 al 2031. In cambio della rinuncia ai ricavi futuri, però, l’impresa ottiene un aumento a oltre 880 milioni del valore di subentro che verrà riconosciuto alla scadenza della concessione: in altre parole, questa sarà la somma che un eventuale nuovo concessionario che voglia subentrare nella gestione dell’infrastruttura dovrà pagare a Gavio. Una cifra ingente, che potrebbe essere tanto impegnativa da scoraggiare i possibili concorrenti dell’attuale gestore dal partecipare alla gara per il nuovo affidamento della A33 Asti-Cuneo e della A4 Torino-Milano, fissata al 2026. Chi la vincerà comincerà a gestire da subito la A4 e dal 2031 avrà anche la A33.
Cosa succederebbe se un nuovo governo decidesse di far saltare la soluzione varata dall’esecutivo gialloverde? Potrebbe in quel caso riprendere quota il precedente piano varato dall’ex ministro Pd Graziano Delrio, che prevedeva invece un finanziamento incrociato (cross financing) basato sul prolungamento di quattro anni della concessione per la Torino-Milano in cambio dell’impegno, da parte di Gavio, a farsi carico della spesa da 350 milioni di euro necessaria a completare i nove chilometri restanti della Asti-Cuneo. L’intesa, già approvata dalla Commissione europea, era stata poi annullata dal governo Conte in favore della soluzione avallata dal Cipe.
Al momento, però, l’eventuale ridiscussione del piano Toninelli in favore di quello proposto da Delrio o di altre soluzioni è solo un’ipotesi di scuola. Tutto dipenderà dal ‘se’ e dal ‘come’ cambieranno gli equilibri politici nazionali, sia riguardo all’Asti-Cuneo che alle altre opere inserite nel contratto di programma 2016-2020 tra Anas e ministero dei Trasporti: Tenda bis, variante di Demonte e traforo Armo-Cantarana. Un eventuale nuovo ministro che volesse rimettere tutto in discussione, però, dovrebbe definanziare i progetti già approvati e assegnare altrove le risorse. Difficile immaginare oggi che questo accada, ma le strade della politica sono infinite, almeno quanto i cantieri della Asti-Cuneo.