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Con il nuovo biodigestore sulla variante di Borgo San Dalmazzo il traffico aumenterà di soli quattro mezzi al giorno”. È quanto affermato da Acsr nello studio di fattibilità del nuovo impianto e ribadito poi la scorsa settimana durante una
conferenza stampa organizzata presso gli uffici dell’azienda. Il dato diffuso riguarda la strada provinciale 23 e obiettivamente non rappresenta un aumento significativo, ma si tratta di un numero parziale, che non tiene conto del quadro generale del bacino che il nuovo biodigestore dovrebbe andare a servire, vale a dire l'intera provincia di Cuneo. Ecco il perché.
Ad oggi nell'impianto di smaltimento sito in località San Nicolao vengono conferite annualmente 10.500 tonnellate di rifiuti organici da raccolta differenziata e 7.600 tonnellate di sfalci e verde, provenienti dai 54 comuni del bacino cuneese. L'intenzione di Acsr è quella di aumentare le quantità arrivando a 35 mila tonnellate di organico e 10 mila di verde: la differenza verrebbe coperta portando a San Nicolao i rifiuti organici di tutta la provincia, allargando il bacino ai restanti tre consorzi, Csea (Saluzzese), Acem (Monregalese) e Coabser (Albese e Braidese), coinvolgendo tutti i 247 comuni della Granda.
Attualmente i tre consorzi conferiscono i loro rifiuti organici presso l'impianto privato di frazione Loreto di Fossano, di proprietà della San Carlo Srl, che dal 2011 ospita un biodigestore anaerobico che smaltisce ogni anno 35 mila tonnellate di rifiuti organici e 23 mila tonnellate di sfalci e verde. L'impianto, nel quale lavorano 15 dipendenti, produce energia elettrica che viene venduta all'Enel. Ogni giorno, in media, vi arrivano circa 45 mezzi per il trasporto dell'organico e circa 25 per il trasporto del verde.
Un conferimento, quello dei consorzi del Saluzzese, Monregalese e Albese-Braidese, che cesserebbe nel caso in cui il progetto di Acsr andasse in porto: con il nuovo biodigestore, come detto, l'intenzione è quella di smaltire a Borgo San Dalmazzo tutti i rifiuti organici della provincia di Cuneo. Un problema per l'impianto della San Carlo Srl? “A livello pratico – spiega Mirella Monge, titolare insieme al marito Luigi Pagliano – per noi non ci saranno risvolti negativi. La quantità di rifiuti organici che viene prodotta è alta e gli impianti sono pochi, ci basterebbe andare a prenderne fuori provincia. Di certo a livello morale ci dispiacerebbe non servire più il nostro territorio”. Tradotto: con il nuovo biodigestore di Borgo San Dalmazzo, ai camion che trasportano i rifiuti prodotti nella Granda si aggiungerebbero quelli che dovrebbero rifornire l'impianto di Fossano, in arrivo da fuori provincia, con inevitabile incremento del traffico.
Il tutto dando per scontato che lo smaltimento dei rifiuti di Acem, Csea e Coabser venga affidato direttamente all'impianto che Acsr vorrebbe realizzare, senza passare attraverso una gara d'appalto. Se invece la gara ci fosse e Acsr dovesse perderla? Nel caso sarebbe l'impianto di Borgo San Dalmazzo ad essere obbligato a prelevare rifiuti da fuori provincia. Comunque vada, con il nuovo biodigestore qualcuno dovrà uscire dai confini della provincia per procurarsi rifiuti. Il tutto tenendo presente che ad oggi i due impianti presenti sul territorio provinciale (quello di compostaggio di San Nicolao e quello di Loreto di Fossano) sono ampiamente sufficienti per trattare tutto l'organico della Granda.
Acsr nel suo studio di fattibilità per il nuovo biodigestore ha, come detto in apertura, stimato un aumento degli accessi di camion connessi al conferimento dell'organico nell'impianto di Borgo San Dalmazzo di quattro mezzi al giorno. Le strade della Granda, però, vedrebbero un aumento di traffico considerevole legato ai conferimenti nell'impianto della San Carlo Srl, che andrebbe a prelevare rifiuti fuori provincia. Tenendo conto delle quantità ad oggi conferite a Loreto di Fossano, nella Granda verrebbero movimentate tramite camion 70 mila tonnellate di rifiuti organici e 43 mila tonnellate di sfalci e verde, più del doppio di quanto considerato da Acsr nel suo studio di fattibilità (rispettivamente 35 mila e 10 mila)