Le toghe tornano in sciopero e questa volta la
riforma della prescrizione non c’entra nulla. Nel mirino degli avvocati c’è una gestione a loro dire insufficiente dell’emergenza coronavirus da parte delle autorità giudiziarie. Per questo l’Organismo Congressuale Forense ha indetto l’astensione dalle udienze e da tutte le attività giudiziarie, in ogni settore della giurisdizione, per la durata di quindici giorni.
A partire da venerdì 6 fino a venerdì 20 marzo rischiano quindi di saltare tutti i procedimenti già in calendario, con esclusione espressa delle udienze e delle attività individuate come indispensabili.
Nel comunicato diramato dall’organismo di rappresentanza politica degli avvocati si afferma che le norme sulla riduzione o la sospensione del lavoro dei tribunali limitate alle sole ‘zone rosse’ si sono rivelate “misure assolutamente non adeguate a ridurre ragionevolmente il rischio di contagio”, citando il caso di Milano dove solo poche ore fa due giudici sono risultati positivi al coronavirus.
Anche nei palazzi di giustizia della Granda nei giorni scorsi sono state adottate
misure precauzionali che tuttavia non contemplano lo stop alle udienze. A Mondovì, presso l'ufficio del giudice di pace, un’udienza è stata rinviata ritenendo ‘legittimo impedimento’ la richiesta di una donna francese di differire il processo dove avrebbe dovuto testimoniare come parte offesa, proprio a causa del
timore di contagio.
Nel frattempo è già stata rinviata l’udienza del
processo sui lavori del Tenda bis che avrebbe dovuto tenersi il prossimo lunedì 9 marzo. Vista la presenza di ben sedici imputati e di svariate parti civili con i relativi difensori, il giudice ha ritenuto necessario posticipare al 28 maggio l’apertura della fase istruttoria. Nella speranza che per allora le misure di contenimento dell’epidemia si saranno almeno allentate.