‘C’è il Coronavirus, non torno in Italia’: salta l’udienza in tribunale a Mondovì
L’imprenditrice francese, parte offesa in un processo, avrebbe dovuto testimoniare dal giudice di pace ma ha chiesto (e ottenuto) il rinvio per ragioni sanitarie“Chiedo il rinvio, causa pericolo di contagio da Coronavirus”: la singolare richiesta è pervenuta stamane al giudice di pace di Mondovì, da parte di una signora residente in Francia e chiamata al banco dei testimoni.
La donna, un’imprenditrice con interessi in Italia, è parte offesa in un procedimento per minaccia che vede imputato N.G., cittadino albanese 40enne con precedenti per tentata estorsione e rapina. Il legale che la assiste ha fatto sapere al giudice Agostino Feraud che la sua cliente affermava di non voler tornare in Italia a causa dell’emergenza sanitaria in corso e chiedeva pertanto un rinvio.
Il giudice ha accolto la giustificazione addotta, alla quale peraltro non si erano opposti né il pubblico ministero né il difensore dell’imputato. Nessuna sanzione quindi per la testimone intimorita dal CoV-19, che dovrà presentarsi a Mondovì nella prossima udienza del processo.
Che la paura del contagio sia frutto di psicosi collettiva (proiettata oltralpe, in questo caso) o di legittima precauzione, di certo il precedente giurisprudenziale fa notizia. Vale la pena di ricordare, tuttavia, che in tutto il Piemonte la situazione è ben lungi dal giustificare un allarme diffuso: solo poche ore fa l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha annunciato in conferenza stampa che vi è un solo caso di contagio confermato sul territorio regionale, e non tre come si era creduto finora.
Anche gli uffici giudiziari, in ogni caso, si sono attrezzati per rispondere ai timori sanitari. Tra le precauzioni c’è l’invito a evitare l’eccessivo affollamento delle aule, dove in ogni caso non dovrebbero presenziare più di dieci persone per volta. Ai singoli giudici è lasciato il compito di valutare caso per caso e, se necessario, disporre la celebrazione delle udienze a porte chiuse.
a.c.
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