Gli ‘uomini di mondo’ come risorsa turistica? In Consiglio comunale si parla anche di questo, mentre tiene banco la questione del temuto calo di pernottamenti in città.
Il problema esiste, ma per l’assessore al Turismo Luca Serale c’è un ventaglio di strategie che Cuneo può valutare per rispondere alla battuta d’arresto. Su tutte l’ospitalità legata ai congressi (di cui, per la verità, si parla da un gran numero di anni più in via teorica che pratica), ma anche i canali religiosi, il turismo memorialistico sui luoghi della Resistenza, quello sportivo e, appunto, l’appeal che il capoluogo della Granda potrebbe continuare a esercitare su chi può dire - al pari di Totò - ‘ho fatto il militare a Cuneo’.
Ad accendere la discussione sono due interpellanze, l’una presentata dai consiglieri Isoardi e Cina del Movimento 5 Stelle e l’altra da Laura Menardi di ‘Grande Cuneo’. Si parte da alcuni dati poco incoraggianti: stando alle statistiche regionali sui turisti in provincia di Cuneo, il capoluogo avrebbe perso oltre 30mila presenze in un anno, in particolare tra gli stranieri, passando dalle 135.654 presenze nel 2017 a 105mila nel 2018. Scende anche il tempo medio di permanenza, da 2,67 a 2,26 giorni.
Cuneo scala così di un posto, dal secondo al terzo, nella classifica delle mete più apprezzate in provincia, alle spalle di Alba che stacca tutte le altre con ben 209mila presenze (di cui 122mila straniere) e di Frabosa Sottana, salita a quasi 139mila unità grazie a un’impetuosa crescita delle villeggiature sciistiche.
Le opposizioni puntano il dito sull’introduzione della tassa di soggiorno, decisa dalla Giunta a marzo dello scorso anno e divenuta operativa da luglio 2018. Ma Serale nega che l’imposta abbia avuto ripercussioni pratiche, se non per quanto riguarda il computo dei dati che ora è di necessità più rigoroso: “La stessa cosa è successa ad Alba - ricorda l’assessore - quando nel 2012 si è introdotta l’imposta di soggiorno. Sono andate perse oltre 7mila presenze nel 2013 e 9mila nel 2014”.
Niente di più di un assestamento statistico, insomma, a cui si deve anche sommare l’inadempienza di diverse strutture turistiche nel comunicare per tempo i numeri reali dei pernottamenti. A parte questo, assicura l’esponente della Giunta, “i turisti a Cuneo ci sono. I dati dell’ATL registrano nel 2017 e 2018 un incremento del 16% nei contatti, mentre il transito all’ufficio turistico è salito del 27%”. Contrariamente a quanto risulta dalla classifica fornita dalla Regione, peraltro, ci sarebbe “un minore afflusso di italiani ma una crescita di stranieri”. Anche se c’è da considerare che non tutti i contatti registrati dall’ATL si traducono per forza in altrettante visite.
C’è comunque un grosso lavoro da fare per capire chi sono i turisti che scelgono Cuneo e mappare i flussi anche attraverso i dati dei gestori telefonici. Ma soprattutto, sottolinea Serale, occorre contrastare i soggiorni in strutture non ufficiali: a questo scopo è in fase di realizzazione un progetto contro gli abusi coordinato dalla Polizia municipale insieme agli uffici tributi e attività produttive del Comune.
Tra le opposizioni prevale lo scetticismo. Silvia Cina invita a non trincerarsi dietro “ai tecnicismi e ai tavoli di lavoro” e ad affrontare il nocciolo del problema, cioè la mancanza di attrattive al di là di quelle rappresentate dal turismo ospedaliero. Il capogruppo di ‘Cuneo per i Beni Comuni’ Nello Fierro, invece, punta il dito sull’ATL: “Credo che l’ente a cui deleghiamo buona parte della promozione non faccia, rispetto a un bilancio consistente, una promozione turistica efficace: con il cambio di dirigenza che ci sarà a breve chiederemo una verifica di quanto fatto finora”. Il rinnovo del vertice dell’ente dopo l’elezione di Paolo Bongioanni in Consiglio regionale, infatti, è un’altra questione aperta per l’amministrazione.