Chiude tutto, anzi no. Il nuovo giro di vite annunciato sabato sera dal premier Conte - e corretto in parte ieri sera - lascia aperti spiragli e incertezze su quanto sarà davvero ampia la serrata delle fabbriche.
Il decreto concede tempo fino a mercoledì 25 per pianificare le chiusure delle attività
“non essenziali”, ovvero quelle non comprese nell’
elenco delle circa 80 categorie professionali escluse dal provvedimento e indicate con i rispettivi codici Ateco. Proprio sull’individuazione di inclusi ed esclusi si appuntano le perplessità anche metodologiche dei sindacati:
“Il decreto non è molto chiaro proprio perché fa ricorso ai codici Ateco” spiega il segretario generale della Cgil di Cuneo,
Davide Masera. Nella stessa categoria, per citare solo un paio di casi, vengono compresi tutti coloro che si occupano di
“fabbricazione di articoli in gomma” o di
“fabbricazione di articoli in materie plastiche”:
“Come si fa a sapere quali sono essenziali in questo momento e quali no? Un conto è se si parla - ad esempio - di contenitori alimentari, un altro se vi si fanno rientrare altri tipi di produzioni”.
Il sindacato è del parere che le maglie siano fin troppo larghe: “Va segnalata l’insufficienza del decreto. Chiedevamo la chiusura di tutte le attività non necessarie ma il provvedimento permette ancora a troppe persone di restare in giro” denuncia Masera. In generale, tuttavia, sul territorio cuneese “le aziende organizzate dal punto di vista sindacale hanno risposto positivamente”. Nell’edilizia sono ormai fermi quasi tutti i cantieri e anche molte imprese esentate dalla serrata, come la Ferrero, lavorano a regime ridotto.
Tra le principali aziende della provincia Granda che avevano già deciso la chiusura o l’hanno fatto in queste ore si annoverano la Merlo e la Borgna Vetri di Cervasca, la Saint Gobain e la Alstom di Savigliano. Alla Michelin e alla Itt di Barge la cassa integrazione ordinaria è stata decisa nel pomeriggio dopo una consultazione tra la direzione e i rappresentanti dei lavoratori.
Nell’area langarola e roerina, osserva il segretario della Fiom
Domenico Calabrese, hanno già annunciato la sospensione delle attività produttive fino al 3 aprile la Mtm-Brc di Cherasco (al centro nei giorni passati di un
duro braccio di ferro sull’applicazione delle norme di prevenzione), gli stabilimenti Dana-ex Oerlikon di Sommariva Perno e Cervere e la Rolfo di Bra, mentre Cubogas a Cherasco, Omlat a Ceresole d’Alba, Comet a Roddi, Bianco e Sacmi ad Alba hanno programmato una fermata per la giornata di oggi in modo da poter discutere con i sindacati le prossime mosse:
“Almeno tre di queste - anticipa Calabrese -
hanno già confermato la volontà di fermarsi, mentre aspettiamo rispose in giornata dalle altre”.
La situazione più complessa al momento riguarda la Bottero di Cuneo, dove è in corso un confronto tra i vertici aziendali e le sigle sindacali: “Noi riteniamo che si debba chiudere” dichiara la Cgil. C’è però un’altra questione che non passa inosservata: “Riguardo alla volontà di non chiudere o alla carenza di provvedimenti per la sicurezza giungono segnalazioni da lavoratori, anche non iscritti al sindacato, che esprimono forti preoccupazioni soprattutto nelle piccole aziende”.
Nel settore dei servizi, le carenze riguarderebbero soprattutto alcune sedi delle banche di credito cooperativo che tardano a garantire le misure indispensabili per proseguire il lavoro d’ufficio e non agevolano a sufficienza il telelavoro: “Anche noi siamo molto preoccupati per le conseguenze economiche - assicura Masera - ma prima dobbiamo pensare alla salute”.