Come era immaginabile è stata l’emergenza contagio a tenere banco nel primo Consiglio comunale di Cuneo svoltosi in videoconferenza. Dal punto di vista sanitario, in particolare, si è discussa la situazione tuttora critica delle case di riposo, dove secondo i dati della Regione si registrano oltre il 60% dei nuovi contagi.
Un dettagliato ordine del giorno presentato dai consiglieri di Cuneo per i Beni Comuni ha ripercorso errori e criticità nella gestione delle case di riposo. Nel comune di Cuneo, ha osservato il gruppo della sinistra civica, “la situazione in termini assoluti si presenta meno pesante rispetto alla media regionale, facendo rilevare tuttavia dei picchi di incremento anche del 9% in alcune giornate, condizione che deve mantenere alto l’allarme e soprattutto indurci a progettare ulteriori interventi”.
Nello specifico l’ordine del giorno impegnava la giunta a individuare con urgenza una struttura a promuovere l’esecuzione dei test diagnostici per il coronavirus su tutti gli ospiti e gli operatori delle RSA, case di riposo e altre strutture residenziali del comune di Cuneo a partire da quelle considerate a maggiore rischio, oltre a individuare e attivare una struttura in grado di ricevere i pazienti dimissibili dall’ospedale Santa Croce e Carle perché in fase di guarigione. L’obiettivo in questo caso è
“evitare ogni possibilità di trasferimento di degenti ancora Covid positivi in strutture residenziali per anziani”, consapevoli del fatto che spesso sono stati i grandi ospedali a costituire una fonte primaria di diffusione del contagio. Il Consorzio Socio Assistenziale aveva già individuato l'
Hotel Ligure come spazio sicuro per la quarantena o l'isolamento fiduciario fuori dall'ambito familiare, ma nel dibattito in assemblea civica non si è fatta esplicita menzione di questa o altre strutture.
L’ordine del giorno dell’opposizione di sinistra è stato approvato con i voti favorevoli anche della maggioranza e degli altri gruppi di minoranza. Con i voti del solo centrosinistra (otto le astensioni, tra cui quella del consigliere del Centro per Cuneo Umberto Fino che ne ha criticato la possibile “strumentalità”) è passato invece quello presentato da Partito Democratico e Cuneo Solidale Democratica, focalizzato anch’esso sulla sicurezza nelle residenze per anziani ma di impostazione più ‘politica’ e critica nei confronti dell’amministrazione regionale. “Seppure la carenza di mascherine Ffp2 e 3 sia endemica, risulta che la prima gara della società di committenza SCR sia stata effettuata solo nella seconda metà di marzo” hanno fatto notare nel testo i proponenti, chiedendo al sindaco Borgna e alla giunta di sollecitare la Regione affinché sopperisca tempestivamente alla carenza di adeguati dispositivi di protezione individuale.
Nel corso del dibattito ha suscitato particolare l’attenzione l’intervento della consigliera Luciana Toselli, una testimonianza ‘dall’interno’ dal momento che la consigliera di Cuneo per i Beni Comuni lavora come direttrice sanitaria in una struttura per anziani della città: “Il problema delle RSA è l’ultimo anello della catena in una situazione sfuggita di mano. Dopo la chiusura abbiamo iniziato a implorare l’unica cosa che poteva servire, la mappatura dei pazienti: ma la Regione continuava a dire che i tamponi non servivano”. Ancora oggi, ha sottolineato Toselli, i tamponi si stanno facendo solo in alcune strutture. Questo nonostante i campanelli d’allarme: “Il 30% dei tamponi negativi si rivelano poi positivi ed è un errore parlare di un decorso di quindici giorni: alcuni anziani si sono ripositivizzati un mese dopo”.
Dai banchi del Partito Democratico il consigliere Antonino Pittari, medico di base, ha confermato il quadro tratteggiato dalla collega: “È esattamente la realtà. Ma se i medici di base non sono così presenti nella RSA - ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio comunale, rispondendo a una critica specifica di Toselli - è perché a volte non abbiamo il necessario per andarci: io stesso in alcuni giorni ho faticato a trovare le mascherine”. Dal punto di vista sanitario, insomma, saremmo ancora in ‘fase uno’: “Credo che questa provincia stia andando verso un aumento anziché una diminuzione delle infezioni. I positivi sul territorio sono molti più di quelli rilevati, si parla addirittura di dieci volte di più: ci sono anche molti positivi che muoiono in casa o si complicano in casa senza che sia fatto il test” ha ammesso Pittari.
“Da parte mia, - ha concluso con amarezza il consigliere - mi sono sentito molto spesso abbandonato dalle istituzioni. Ho visitato numerose famiglie, in una c’erano due persone positive e una signora con la febbre che va e viene da quindici giorni: nonostante questo, non si è riusciti a farle un tampone”.