La notizia principale emersa dal convegno organizzato ieri sera in Provincia dall’associazione Insieme l’abbiamo data con una breaking news a pochi minuti dalla fine dell’incontro: il presidente della Fondazione per l’ospedale Santa Croce, già direttore generale della Sanità Piemontese, Fulvio Moirano, ha escluso categoricamente che la nuova struttura
possa sorgere nel luogo in cui è ubicata l’attuale. Dato il ‘peso’ politico/istituzionale del supermanager non è fantasioso affermare che il solco sia tracciato: nuovo ospedale nell’area intorno al Carle a Confreria e abbattimento della vecchia struttura di via Michele Coppino.
Già nei
passati incontri pubblici Moirano non aveva nascosto la sua insofferenza verso le ‘spinte’ a far rimanere l’Azienda Ospediera in città che hanno accompagnato le ultime settimane di dibattito pubblico e ieri sera, in una sala Falco gremita per l’occasione (molti sono rimasti in piedi), è uscito allo scoperto.
“Dove? Come? Quando?”, si chiedevano gli organizzatori dell’associazione ‘Insieme’, ai quali è spettato aprire, con Marco Bertone, e chiudere, con Marcello Cavallo, gli interventi moderati dal direttore del settimanale diocesano ‘La Guida’ Ezio Bernardi.
Il sindaco di Cuneo Federico Borgna si è dimostrato piuttosto cauto in merito alla scelta del sito su cui dovrà sorgere la costruzione, spiegando che la scelta non spetta soltanto al Comune, ma in primis alla Regione, sentiti i pareri dell’Aso e della Provincia. Il primo cittadino ha dunque lanciato una proposta per una convenzione tra enti: “Può essere il Consiglio comunale che stabilisce dove costruire il nuovo ospedale? No, ma chi prenderà la decisione non potrà farlo contro il Comune di Cuneo. In questo senso abbiamo promosso con la Fondazione l’idea di un accordo di programma per mettere intorno a un tavolo tutti gli interessati”.
Borgna ha comunque ammesso che le opzioni sono limitate: “Il dibattito si è ridotto a due aree: l’ospedale Carle e l’altipiano. A fianco della decisione su dove costruire il nuovo ospedale bisognerà decidere cosa fare con la sede che verrà abbandonata. Questo è il percorso, il punto è costruirlo”.
Una volta limitata la scelta a due carte, il vulcanico Fulvio Moirano non si è tirato indietro dall’escludere l’attuale sito di via Coppino e altri spazi sull’altipiano, spiegandone le motivazioni. “I parametri nazionali per la costruzione di un nuovo ospedale parlano di 10 ettari - ha affermato il manager -. Attualmente il Santa Croce ne misura 3,2, mentre la piazza 0,8 per un totale di 4 ettari”. La matematica non è un’opinione.
Non è un mistero che l’argomento sia divisivo, tant’è che all’interno della stessa maggioranza che sostiene Borgna ci sono anime che vorrebbero che l’ospedale restasse dov’è. I ben informati individuano tra i ‘conservatori’ Cuneo Solidale, e anche Umberto Fino ha presentato progetti sull’area del Santa Croce, ma la sua posizione all’interno di Centro per Cuneo sarebbe isolata. Moirano non ci è andato giù leggero: “I cuneesi ricoverati al Santa Croce sono 6 mila su 33 mila degenti, qualche migliaio è anche ligure - ha proseguito deciso il manager -. Se c’è qualcuno che pensa che l’ospedale sia un’esclusiva dell’altipiano non ha capito niente, se fosse così sarebbe un ospedale scarso”.
Le perplessità sullo spostamento dell’attuale sede appena fuori città non provengono solamente da qualche addetto ai lavori, ma anche da alcuni dei tanti cittadini residenti sull’altipiano che hanno storto il naso all’idea che l’ospedale venga trasferito dall’attuale sede, forse per la paura di perdere un servizio. A loro l’ex plenipotenziario si è rivolto serafico: “Spostare l’ospedale fuori città non significa che non possano restare attività di prelievo e ambulatori, che già oggi non sono esercitate dall’ospedale”. L’esempio portato da Moirano per spiegare la bontà di una scelta che corre il rischio di essere impopolare è stato via Roma pedonale. “Nel 1996, quando sono arrivato a Cuneo, ero intenzionato a prendere casa nel Centro storico, mi dissero che era una zona male abitata. Oggi, dopo la pedonalizzazione, rispetto alla quale ci sono state molte resistenze, è una delle zone più belle della città”.
Insomma, l’intervento di Fulvio Moirano, lascia poco spazio alle interpretazioni. L’orientamento del decision maker principale sul dove è piuttosto chiaro, a meno di clamorose sorprese che potrebbero arrivare dall’accordo di programma annunciato da Federico Borgna.
Detto questo pare evidente che la prima scelta sia lo spazio intorno all’ospedale Carle a Confreria, area già individuata dal piano regolatore per l’edificazione di strutture sanitarie e rispondente alle direttive richieste per la costruzione di nuove strutture. Innanzitutto perché rispondente alla metratura prevista (dieci ettari), il che consentirebbe uno sviluppo orizzontale (sul quale sono orientate le nuove costruzioni), e poi perché più facile da raggiungere in auto dall’Oltregesso e dall’Oltrestura e meno soggetta a problemi di traffico.
Anche Carlo Nicora, direttore generale del Policlinico di Pavia, che ha portato la testimonianza della sua esperienza all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha spiegato come “Vivere in un appartamento di 80 metri quadri o di 400 metri è diverso, lo spazio è elemento che fa la differenza”.
Per rispondere all’argomento introdotto da Borgna sulle ricadute urbanistiche nell’area tra via Michele Coppino e via Monte Zovetto, Moirano è andato giù diretto: “Non ci sono vincoli della Soprintendenza, si può radere al suolo”. Resterebbe il problema del decidere cosa fare in quell’area una volta abbattuta la struttura, ma indubbiamente ci sarebbe più tempo per pensarci.
Se la strada per il dove ha tenuto banco, non sono mancate le riflessioni sul come e sul quando. “Il più presto possibile” ha scherzato Moirano, spiegando che i tempi sono maturi per scegliere l’area. “Il come lo vedremo quando si discuterà del quando”, ha poi affermato in un secondo momento.
“Scherzi a parte”, non sono mancate le riflessioni sul come. Il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Ivano Martinetti, presente tra il pubblico, ha preso la parola nel finale per spingere la Regione a puntare sui fondi dell’INAIL, che ogni anno ha parecchi miliardi che non riesce a spendere perché mancano le idee progettuali. Idea gradita a Moirano: “Non lo fa gratis, ma non è un ente speculativo”. Tra il pubblico anche il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle, Corrado Bedogni, che, una volta preso il microfono dopo aver allontanato l’ombra di una presunta ‘fuga’ di medici dal Santa Croce, “Non c’è nessun fuggi fuggi: nel 2019 abbiamo perso 45 medici, ma ne abbiamo assunti 48” ha spiegato: “Oggi manca una programmazione sanitaria, ci siederemo al tavolo dell’accordo di programma e diremo la nostra. Dove? Ho le mie idee, ma la giornata di oggi (ieri n.d.r.) è stata importante”.
I prossimi passaggi verso il nuovo ospedale prevedono la riunione del Cda della Fondazione del Nuovo ospedale il 27 febbraio. Nelle scorse settimane il sodalizio ha fatto richiesta di trasformazione in Onlus, di modo da ottenere più vantaggi fiscali per chi dona. Parallelamente si riunirà, per la prima volta, il Comitato Scientifico. Insomma, utilizzando una metafora calcistica possiamo dire che l’arbitro ha appena fischiato l’inizio della partita.