CUNEO - Nuovo ospedale di Cuneo, il Carle resta in pole. Ma i professionisti assicurano: ‘Saremo imparziali’

La commissione del Comune si è riunita con gli architetti incaricati dello studio di prefattibilità. Si riaccende il dibattito sulla scelta del polo unico

Andrea Cascioli 21/07/2020 12:01

 
Dopo i mesi dell’emergenza Covid-19 si ricomincia a parlare del futuro dell’ospedale di Cuneo. Nel pomeriggio di ieri (20 luglio) la commissione temporanea speciale del Comune è tornata a riunirsi, con una novità: Luca Pellegrino (Centro per Cuneo) ha sostituito nel ruolo di presidente il dimissionario Alessandro Spedale (Cuneo Solidale Democratica), divenuto presidente del Consiglio comunale.
 
Si è trattato di un incontro ‘interlocutorio’ dato che lo studio di prefattibilità sul nuovo ospedale unico non sarà pronto prima di due mesi: “Non abbiamo nessuna idea precostituita” ha assicurato l’architetto Luigi Colombo, incaricato dal Comune insieme ai colleghi Elena Airaldi e Benedetto Camerana (che a Cuneo ha progettato e realizzato il centro commerciale Auchan). Colombo e Airaldi erano già stati artefici nel 2008 di un precedente studio sul nuovo ospedale commissionato sotto la direzione di Giovanna Baraldi.
 
La premessa con cui ha esordito il professionista ha rassicurato chi, come il consigliere centrista Umberto Fino, ha già palesato la propria contrarietà all’ipotesi ormai dominante di un trasferimento del polo ospedaliero unico al Carle: “Apprezzo il fatto che siate ‘super partes’: siccome Moirano si è lasciato scappare davanti a questa commissione che la sua scelta è il Carle ed è il presidente della Fondazione che vi ha affidato l’incarico, avevo qualche dubbio in merito”. Non è stato l’unico eco della dura polemica che due mesi fa aveva spaccato la maggioranza in Consiglio comunale: a Fino ha replicato indirettamente il compagno di partito Silvano Enrici, schieratissimo sul fronte del Carle, sostenendo che “c’è una sola risposta possibile, ma saranno i professionisti a darla”. Più esplicito ancora il democratico Gianfranco Demichelis: “Non ho il compito di dire oggi che il Carle sarà meglio del Santa Croce, ma non dimentichiamoci che nella storia gli ospedali hanno sempre avuto bisogno di spazi per espandersi”.
 
Il tema della futura espansione del complesso ospedaliero è in effetti un punto che gioca molto a favore dell’ipotesi Confreria e che penalizza invece l’idea di mantenere il polo in centro città, sia pure con soluzioni ‘creative’ come quelle proposte da Fino o dall’architetto ed ex consigliere comunale Angelo Bodino. Non è però l’unico argomento attorno al quale si gioca la partita per ridefinire il ruolo che l’ospedale avrà nei decenni a venire per il territorio cuneese: “Abbiamo esempi di realizzazioni poco funzionali o che hanno dato priorità al ‘contenitore’” ha ammonito lo stesso architetto Colombo, alludendo forse ai non pochi problemi costruttivi che il neonato ospedale di Verduno ha dovuto affrontare. Tra i punti dell’incarico, ha ricordato poi la direttrice sanitaria del Santa Croce e Carle Monica Rebora, c’è anche la formulazione di ipotesi per il riutilizzo della struttura che uscirà ‘perdente’ dalla contesa sul polo unico.
 
La questione sta molto a cuore soprattutto alle opposizioni, di destra e di sinistra, che mantengono invece un approccio più distaccato riguardo alla scelta della nuova sede. Per Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni la possibile perdita di centralità dell’hub cuneese rispetto ad altri nosocomi (Verduno in primis) è un falso problema: “Le funzioni di un ospedale non vengono definite se non in minima parte dalle strutture. Che Cuneo sia un ospedale di area vasta è difficile metterlo in discussione”. Dai banchi della destra Beppe Lauria ha paventato il rischio di ‘fughe in avanti’: “Continua a mancare un attore a questo tavolo, la Regione: se Torino non condividesse le nostre scelte ci troveremmo a dover fare un passo indietro”.
 
In rappresentanza dei territori circostanti, il sindaco di Roccavione Germana Avena ha ricordato agli amministratori del capoluogo la necessità di prendere in considerazione anche le esigenze dei piccoli comuni: “Il Santa Croce e Carle non è l’ospedale ‘di Cuneo’, se consideriamo che ci sono più pazienti che arrivano da fuori città”. A prescindere da quali saranno le scelte sul polo unico, alcune problematiche vanno comunque risolte: “Si tratta di cambiare totalmente la mobilità ed è difficoltoso, come abbiamo visto ora con Verduno pagandone tutti lo scotto: abbiamo dovuto infatti rinunciare a una parte dei fondi del trasporto pubblico perché bisognava inventarsi i servizi per un ospedale decentrato rispetto ad Alba e Bra”. Al momento, ha concluso il primo cittadino roccavionese, entrambe le sedi del capoluogo presentano criticità: “Chi arriva dai comuni del territorio ha bisogno di parcheggi che non costino tre euro l’ora, come attorno al Santa Croce, e di soluzioni che non richiedano di cambiare tre mezzi pubblici per raggiungere l’ospedale come avviene per il Carle. Al pronto soccorso non si arriva in bicicletta”.

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