A seguito dell’ultimo Dpcm annunciato il 24 ottobre scorso, l’attività delle piscine è stata limitata per ragioni legate alla pandemia in corso. La possibilità di continuare ad allenarsi è prevista per i soli atleti che partecipano a manifestazioni di carattere nazionale. La Federazione Italiana Nuoto ha quindi individuato le manifestazioni non sospese, stilando un elenco di sportivi autorizzati a proseguire nell'attività.
Nonostante questa eccezione consenta a parte degli agonisti di “entrare in vasca”, alla luce delle nuove disposizioni sono pochissimi gli impianti natatori aperti: i centri federali della Federazione Italiana Nuoto, gli impianti gestiti direttamente da organismi pubblici e pochissimi altri in cui le condizioni gestionali lo consentono. Gli alti costi di funzionamento degli impianti rendono infatti assai delicati gli equilibri di gestione.
Tra i centri “sacrificati” sull’altare della salute pubblica c’è lo Stadio del Nuoto di Cuneo, gestito dal Centro Sportivo Roero che a fronte dei costi di gestione crescenti ha deciso di mantenere aperto in provincia solo l’impianto di Savigliano: “È chiaro - scrivono l’assessore e l’amministratore del CSR - che le piscine, nella loro generalità, stiano vivendo un momenti di grande crisi, addirittura più accentuata di quanto stia avvenendo in generale nel comunque provato universo sportivo; ciò accade perché gli impianti natatori sono strutture sportive dai costi di gestione assai rilevanti, impossibili da sostenere senza un flusso di utenti continuo e costante (che ne caratterizzava la fruizione pre-Covid). Basandosi sull'analisi oggettiva della situazione in atto, i cui presupposti sono quelli prima indicati, è nata la proposta del CSR (gestore della piscina di Cuneo), in piena condivisione d’intenti con l’amministrazione comunale, di trovare una soluzione ragionevole che consentisse agli atleti, pur non senza difficoltà, di tornare in acqua”.
La piscina olimpionica di Cuneo, gestita dal CSR con un partenariato pubblico privato che non prevede risorse pubbliche a sostegno del funzionamento, “è indubbiamente tra le più belle e performanti della Regione (tre sole città di provincia possono vantare vasche da 50 metri coperte); tuttavia, i costi di gestione di un impianto olimpionico coperto non ne rendono sostenibile l’apertura in questa fase. Per bilanciare le necessità degli atleti agonisti e la sostenibilità anche economica delle scelte, il CSR ha individuato nella Piscina di Savigliano, le cui dimensioni differenti conducono a costi di gestione ridotti rispetto all'impianto cuneese, la ‘risposta’ da offrire ai giovani atleti”.
“Siamo consapevoli - continuano Clerico e Albonico - che la scelta, obbligata per gli equilibri finanziari quanto necessaria, di destinare agli atleti agonisti l’utilizzo di un’unica struttura nel territorio possa creare disagi, lo capiamo. Così come non deve essere in alcun modo nascosto il momento assai delicato che sta vivendo il mondo natatorio: non perdiamo mai occasione di sottolinearlo, anche a livello nazionale in ambito Anci. Tuttavia, non possiamo dimenticarci del contesto di emergenza in cui tutto ciò accade; la pandemia non solo non accenna a diminuire, anzi, i numeri di giorno in giorno si fanno sempre più preoccupanti. In un momento di grande difficoltà come questo, l'unione deve fare la forza! Lo ribadiamo insieme, alla ‘nostra’ piscina siamo legati, non abbiamo nessuna intenzione di vederla ‘svuotata’”.