Una guerra privata che va avanti da anni, tra processi, carte bollate e scambi di accuse. Protagonisti due residenti di Passatore, un tempo in buoni rapporti fra loro e oggi divisi da un astio tanto forte da indurre uno dei due vicini - secondo le accuse dell’altro - a un
gesto di violenza pericoloso e gratuito.
A raccontarlo, nella scorsa udienza a carico di B.B., è stato l’uomo che l’ha denunciato per danneggiamento e lesioni aggravate ricostruendo la presunta aggressione del 4 febbraio 2019: “Stavo uscendo per fare servizio di sgombero neve quando ho visto due mani spuntare sul muro divisore che separa i nostri cortili. B.B. si è sollevato con il busto tenendo un mattone e lo ha lanciato contro il parabrezza del mio trattore, sfondando il cristallo”. Il guidatore, investito dalle schegge, era scappato a piedi abbandonando il mezzo e aveva chiesto l’intervento di una volante della polizia. Giunti sul posto, gli agenti avevano constatato che l’uomo aveva una vistosa ferita alla testa. Il parabrezza del trattore era stato distrutto e la maggior parte dei vetri si trovavano all’interno. Sopra al cruscotto e sul telaio del trattore erano stati rinvenuti due pezzi di calcestruzzo, compatibili con i materiali del muro diroccato.
Nell’udienza odierna l’imputato ha smentito ogni accusa a suo carico: “Soffro di sindrome da tunnel carpale bilaterale e mi è stata riconosciuta l’invalidità. Non avrei potuto arrampicarmi su un muro di quasi due metri per lanciare un mattone”. Non solo, ma stando a quanto sostiene l’accusato sarebbe stato proprio il suo vicino a toccare con la benna dello spazzaneve il muro divisore, provocando la caduta di alcuni calcinacci che lo avevano ferito: a riprova di quanto affermato, B.B. ha chiamato in causa un amico che sarebbe stato presente ai fatti ma che la difesa non aveva ancora citato. Il giudice lo ascolterà perciò prima di concludere l’istruttoria.
Nel frattempo le parti hanno già rassegnato le proprie conclusioni: il pubblico ministero Davide Fontana ha chiesto di riconoscere la responsabilità penale dell’imputato per quanto accaduto. L’oggetto contundente, ha sostenuto il rappresentante dell’accusa,
“proveniva dal suo fondo ed è stato lanciato in maniera sicuramente intenzionale, provocando i danni e le ferite. Tenuto conto della statura dell’imputato non sarebbe stato così difficile affacciarsi al di là del muro ed effettuare il lancio, come prova il fatto che la polizia abbia rinvenuto pezzi di calcestruzzo solo dall’altro lato del confine”. Per B.B. è stata quindi domandata la condanna a sette mesi di reclusione. Alla richiesta si è associato il patrono di parte civile, l’avvocato Pier Carlo Botto, che ha domandato anche il riconoscimento di 13mila euro di danni:
“I rilievi della polizia non hanno trovato nessun elemento che avvalori la narrazione dell’imputato”. Quest’ultimo, ha ricordato il legale, ha almeno due processi pendenti con la stessa parte offesa per
l’installazione di una telecamera abusiva e per aver arrecato danni ecologici alla proprietà del vicino.
Per l’avvocato Fabrizio Di Vito, al contrario, è la ricostruzione dell’accusa ad apparire “paradossale, quasi cinematografica e ignara dei limiti della gravità”. Difficile pensare, secondo il difensore, “che una persona normale possa avere la potenza e la precisione necessarie per effettuare un lancio di quella portata, tantomeno considerando che B.B. ha problemi tali da impedirgli non solo di effettuare lavori di precisione ma anche di stringere in mano oggetti di piccole dimensioni come un telefonino”.
Il prossimo 25 febbraio sono previste l’audizione dell’ultimo teste e la sentenza.