L’arresto dell’assessore regionale Roberto Rosso per voto di scambio ha lasciato l’intero Piemonte a bocca aperta. Pesantissime le accuse per l’esponente di Fratelli d’Italia: “
È sceso a patti con i mafiosi e l’accordo ha avuto successo” ha detto
Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte.
Il capolista di Fratelli d’Italia nella circoscrizione di Torino aveva ottenuto un ottimo risultato elettorale alle ultime regionali, in virtù del quale è stato nominato nell'amministrazione. “Assessore alle varie ed eventuali” aveva ironizzato qualcuno al momento della nomina, ma Rosso era un esponente di peso della Giunta Cirio. Avvocato, è stato sottosegretario in due governi Berlusconi e parlamentare in cinque legislature.
L’arresto di Rosso è inquadrato nell’operazione 'Fenice', che ha portato all’esecuzione, da parte della Guardia di Finanza, di 8 arresti a carico di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e reati fiscali per 16 milioni di euro. Lo sviluppo dell’operazione ribattezzata “Carminius” aveva portato, già nel marzo 2019, all’esecuzione di arresti a carico di numerosi soggetti organici alla stessa cellula ‘ndranghetista radicata nel territorio di Carmagnola ed operante nell’area meridionale di Torino. Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, tra gli arrestati, erano al vertice del rinnovato sodalizio criminale e intessevano rapporti con l’imprenditoria locale, portando avanti svariate attività illecite. Proprio in questi giorni gli affiliati avevano in ballo l'importazione dall’estero di un grosso quantitativo di droga e il perfezionamento di operazioni di indebite compensazioni di crediti IVA per diversi milioni di euro. Elementi che hanno fatto scattare l'esecuzione della misura cautelare.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti Roberto Rosso ha stipulato un “patto di scambio” con la cosca, consistente nel pagamento della somma di 15 mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e Carlo De Bellis. “Dalle indagini è emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori” hanno commentato gli inquirenti.
Stamane, dal carcere, Rosso ha rassegnato le dimissioni da assessore della Regione Piemonte. La lettera è stata firmata in carcere ed è già nelle mani del governatore Alberto Cirio. “Sono allibito per quanto accaduto - ha commentato il governatore della Regione Piemonte -. Un’accusa di questo tipo è la peggiore per chi vuole rappresentare le istituzioni ed è totalmente incompatibile con il nostro modo di vedere la vita e l’impegno politico. Per questo ci auguriamo che Roberto Rosso possa dimostrare quanto prima la sua totale estraneità ai fatti e confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura. Le dimissioni sono accettate, avevo già fatto predisporre la sua revoca, non possiamo accettare che esista alcuna ombra su un tema come la lotta alla mafia e alla criminalità”.
In mattinata Rosso è stato anche
sospeso da Fratelli d’Italia, partito in aveva fatto il suo ingresso poco più di un anno fa. Durissime le parole di
Giorgia Meloni:
“FdI si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico, perché in questa vicenda ci consideriamo le prime vittime - ha detto la leader nazionale del partito di centrodestra -.
A chiunque pensi di usare il nostro simbolo per trattare con mondi che noi combattiamo voglio dire forte e chiaro: Fratelli d’Italia non può essere la vostra casa, perché ci fate vomitare”.