D.P., pregiudicato di origini calabresi, era mittente insieme alla moglie A.P. di un pacco indirizzato al compagno di cella del figlio, G.P., che si trovava recluso da alcuni mesi perché accusato di aver
estorto ingenti somme di denaro al titolare di un bar di Borgo San Dalmazzo. Al momento della perquisizione, gli agenti di Polizia Penitenziaria avevano trovato in un paio di pantaloni un pacchetto contenente una sostanza di colore scuro e un paio di cartine. La sostanza era poi risultata essere hashish e per entrambi erano scattate le denunce e il rinvio a giudizio.
Dal fatto che i capi di vestiario contenuti nella spedizione fossero della taglia indossata da G.P. si era potuto dedurre che fosse lui il vero destinatario. Le successive indagini, condotte dal comandante della stazione Carabinieri di Bagnolo Piemonte Rosario Catania, avevano permesso inoltre di accertare che il pacco era stato inviato dall’ufficio postale del paese: “La signora A.P. è stata riconosciuta dall'impiegata come la persona che ha inoltrato la spedizione, accompagnata dall’altro figlio. Il marito, indicato come mittente, gestisce un banco al mercato”.
Il collegio giudicante, pur riconoscendo la responsabilità della coppia, ha assolto entrambi gli imputati per la particolare tenuità del fatto.