In vista della tappa del 24 maggio, ripercorriamo i passaggi del Giro d'Italia nella nostra provincia, dall'epoca dei pionieri all'impresa di Nibali nel 2016. Un racconto a puntate che ci accompagnerà all'attesissima Abbiategrasso-Prato Nevoso, potenzialmente decisiva per il Giro 2018.
A due anni dalla clamorosa squalifica di Marco Pantani del 1999, il Giro d'Italia vive un nuovo “psicodramma”. La corsa rosa del 2001 passa alla storia come quella dell'annullamento della Imperia-Sant'Anna di Vinadio, diciottesima tappa della corsa, in programma il 7 giugno.
Ci si arriva con Gilberto Simoni in maglia rosa, tallonato da Dario Frigo, staccato di soli 15 secondi, è il più classico dei “tapponi” alpini, quello che con ogni probabilità scriverà la sentenza definitiva sulle sorti della classifica generale: la tappa è lunga 230 km, si sconfina in Granda attraverso il colle di Nava, si sale al colle di Casotto, a San Giacomo di Roburent, al Fauniera (cima Coppi) e infine a Sant'Anna di Vinadio, dove il Giro arriva per la prima volta nella sua storia. Questi sono i programmi, che però salteranno clamorosamente.
La mattina del 7 giugno 2001 un vero e proprio terremoto scuote il Giro d'Italia. Nella notte i Nas, su mandato della Procura di Firenze, entrano negli alberghi che ospitano le squadre sulla riviera ligure per lunghe ed approfondite perquisizioni: il blitz va avanti fino alle 3.30, vengono prelevate oltre duecento confezioni di farmaci, nella stanza di Dario Frigo, in quel momento secondo in classifica, vengono rivenute sostanze dopanti. Il corridore viene sospeso dalla sua squadra, la Fassa Bortolo, e successivamente squalificato. L'operazione è nata dopo il ritrovamento di alcune siringhe in un albergo fiorentino, dove le squadre avevano soggiornato la notte precedente: ce ne sarebbe abbastanza per scuotere il Giro e i suoi appassionati, ma non è tutto.
Nessuno, tra i corridori, ha potuto dormire, la notte è stata passata nei corridoi degli alberghi, mentre gli agenti perquisivano a fondo ogni stanza: in queste condizioni è impossibile correre una tappa come quella che dovrebbe condurre a Sant'Anna di Vinadio. Il gruppo è infastidito per le modalità del blitz: “Non possiamo essere trattati come assassini”, sussurra qualcuno. “Giusto eseguire controlli, ma non in questo modo”: questo, in estrema sintesi, il pensiero del gruppo. All'hotel Astoria di Imperia si riunisce la direzione di gara, con l'avvocato Carmine Castellano e il direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò che propongono di accorciare il percorso partendo da Vicoforte. Si discute per diverse ore, ma il compromesso non si trova: i ciclisti comunicano che non partiranno, il Giro d'Italia è ufficialmente sospeso, la Imperia-Sant'Anna di Vinadio clamorosamente annullata.
Per lo sport italiano è uno shock senza precedenti, atroce la delusione per le migliaia di tifosi che già si erano assiepati a bordo strada sul Fauniera e soprattutto a Sant'Anna di Vinadio, in attesa di uno spettacolo che non sarebbe andato in scena.
Le voci, in quel 7 giugno, si rincorrono: si vocifera addirittura di una sospensione della corsa a oltranza, qualcuno sostiene che “non si sa se e quando il Giro ripartirà”. Poi l'allarme rientra, la carovana riparte da Alba l'8 giugno: si arriva a Busto Arsizio dopo 163 km, vince il “Re Leone” Mario Cipollini. Al via c'è anche Marco Pantani: il Pirata si reca al foglio firme, poi comunica il suo ritiro. “Marco è svuotato, così non può andare avanti”, spiega la sua manager Manuela Ronchi. Simoni, una volta squalificato Frigo, legittimerà la sua maglia rosa vincendo ad Arona e conquisterà il suo primo Giro d'Italia.
Il Giro lascia così la Granda: alle sue spalle rimangono rabbia e delusione, là dove gli appassionati attendevano emozioni e spettacolo. Il 2001 resta una pagina nera nel libro della storia della corsa rosa.
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