I contagiati da Coronavirus sono tutti italiani, ma i ristoranti cinesi registrano un calo di clientela dell'80%
La titolare del Pechino: 'Dopo il pranzo a cui aveva partecipato anche il Sindaco avevamo avuto una ripresa dell’attività, ma ora...'Non è passato neanche un mese dal pranzo di solidarietà organizzato dal presidente della Consulta Giovanile, Pietro Carluzzo, al ristorante Pechino di Cuneo per manifestare la vicinanza della città alla comunità cinese dopo il calo di clientela conseguente dalla ‘psicosi’ da virus. E se il rappresentante dei giovani dichiara di continuare a frequentare il locale anche dopo i casi di CoV-19 sul territorio italiano, molti cuneesi la pensano diversamente dall'insegnante, in quanto hanno smesso di pranzare e cenare in via Ponza di San Martino.
“Dopo il pranzo a cui aveva partecipato anche il Sindaco avevamo avuto una ripresa dell’attività, ma in seguito alla notizia (poi smentita n.d.r.) di tre casi di cinesi contagiati da Coronavirus a Cuneo gli affari sono calati dell’80%: peggio dell’altra volta”, spiega Zeng Aifen, che con il marito Chen Wenmin, gestisce dal 1985 quello che è diventato il ristorante orientale più antico della città di Cuneo. Per i connazionali che gestiscono attività sull'altipiano la sorte è più o meno la medesima e c'è anche chi sceglie di non lavorare in attesa di tempi migliori, come gli ambulanti del mercato del martedì.
“In trentacinque anni di attività non avevamo mai registrato una situazione simile”, registra Aifen, conosciuta come ‘Laura’ dalla sua clientela italiana. Il paradosso è che sul territorio nazionale non ci sono persone di nazionalità cinese contagiate, ma soltanto italiani. Laura, che dietro il bancone tiene cinque confezioni di Amuchina per disinfettarsi le mani come da protocollo ministeriale, chiude con una battuta: “C’è da aver paura degli italiani”. Come darle torto.
Samuele Mattio
CUNEO cuneo - ristorante - Pechino