Il presidente dell’Ospedale Civile di Busca contro la Regione: ‘Dove sono i test e i tamponi promessi?’
Tommaso Alfieri si rivolge a Cirio e al commissario Coccolo: ‘Invece di fare video sulla troppa burocrazia cominciate a eliminare quella che dipende da voi’Torna a denunciare l’assenza di ‘armi’ per combattere la guerra contro il coronavirus il presidente dell’Ospedale Civile di Busca, Tommaso Alfieri, con una lettera indirizzata a presidente ed assessori competenti della Regione Piemonte e al commissario Vicenzo Coccolo, responsabile dell’Unità di crisi.
La questione sollevata dal dirigente della residenza assistenziale per anziani - che conta 108 posti letto nello stesso edificio in cui sono attivi anche l’Hospice e il centro oncologico gestiti dall’Asl - è quella della burocrazia in eccesso. “In tutte le valanghe di mail con allegati e moduli non ho ancora letto una sola concreta risposta risolutiva alle nostre prime necessità” denuncia Alfieri, citando un punto a titolo di esempio: “All’art 3 dell’ultimo protocollo di intesa datato 2 febbraio 2020 scrivete: ‘La Regione Piemonte valuterà la possibile attuazione su tutto il personale e gli ospiti all’interno delle RSA di un programma graduale di monitoraggio sierologico secondo i risultati della sperimentazione già in corso’. Ora lo traduco in linguaggio popolare: ‘Non abbiamo ancora i test (non parliamo poi dei tamponi) per farli a tutti e ben li avessimo non siamo in grado di avere le “macchine” per ottenere i risultati in tempo utile’. Non solo, non abbiamo neanche gli indumenti (Dispositivi di Protezione Individuale) adatti ed obbligatori da dotare i Sanitari che dovrebbero eseguirli’. Inutile dire che tutto il documento segue la stessa linea”.
Di qui l’atto d’accusa nei confronti delle autorità sanitarie: se “in trenta giorni aveste preso lo ‘scemo del villaggio’ - per esempio io - e mi aveste mandato per commissioni - osserva Alfieri - qualche cosa vi garantisco e giuro avrei trovato. Voi ad oggi, 5 aprile 2020 alle 03:03, niente. Traete un po' le conclusioni”. Certo, precisa lo scrivente, non tutte le responsabilità della crisi vanno ascritte a chi ricopre ruoli di governo. Se non altro perché c’è tuttora un’enorme confusione sulle misure da prendere: “Stiamo sentendo di tutto; solo dall’inizio di aprile illustri scienziati stanno spiegando l’uso corretto delle mascherine. Abbiamo visto tutorial che ci hanno spiegato come fare le mascherine con carta da forno eccetera, altri su come riutilizzarle o rigenerarle. Ho saputo da medici ed infermieri dei Pronto Soccorso che gli è stato detto ‘usatele fino a che non si bucano’. Per capirci, sarebbe come se quando si parlava di AIDS si fossero fatti dei tutorial su come fare un preservativo avvolgendo l’organo in questione con la pellicola trasparente, o spiegando che bisogna indossarlo al mattino e tenerlo fino a che non si buchi ed ancora toglierlo, lavarlo bene, stenderlo al sole o esporlo ai raggi ultravioletti, e riutilizzarlo”.
Tuttavia ci sono colpe dirette ascrivibili anche all’amministrazione e in particolare il fatto di “non essere riusciti a trovare niente in trenta giorni”. Al presidente Cirio e agli assessori il responsabile della RSA buschese raccomanda: “Non fate video sulla troppa burocrazia e i vincoli, iniziate - per quanto potete e può Lei, Presidente - ad eliminare quella che dipende da voi. Per tutti i consiglieri: almeno in guerra fate fronte comune e valutate bene chi nominate nelle commissioni o nell’Unità di Crisi”.
Una ‘staffilata’ è riservata anche al commissario Coccolo: “Non le dico nulla, mi affido al suo senso di autocritica. Le rivolgo una preghiera: non ci mandi più fogli su come far funzionare un saturimetro, ci mandi i saturimetri”. Nelle istruzioni inviate per l’utilizzo dei saturimetri si legge fra l’altro “la prova deve essere fatta dopo 6 minuti di camminata a passo veloce, utilizzando un percorso rettilineo di lunghezza adeguata”: “Saremmo lieti di eseguire le sue preziose indicazioni - conclude con amara ironia Alfieri - ma abbiamo due problemi. Il primo è che il 90% degli Ospiti delle RSA non camminano proprio ed il secondo è che non si può uscire da casa in quanto abbiamo una serie di restrizioni, perché in Piemonte c’è il coronavirus”.
Redazione
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