‘La Asti-Cuneo come il ponte Morandi: il governo nomini un commissario speciale’
Il presidente Cirio ha formulato la richiesta al ministro De Micheli. Intanto l’ospedale di Verduno apre ai pazienti non Covid: ‘Ma la politica non ha fatto bella figura’“Ho chiesto al ministro De Micheli la nomina di un commissario straordinario per la Asti-Cuneo” annuncia ai microfoni di Radio Alba il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
Il prossimo 31 luglio saranno passati esattamente vent’anni dall’apertura dei cantieri dopo l’approvazione del protocollo d’intesa tra presidenza del Consiglio dei ministri e Regione Piemonte, che dava seguito al finanziamento approvato con la legge 295 del 3 agosto 1998. Dall’anno 2000, due intere decadi orsono, sono cambiati dieci governi e due papi, eppure i maledetti 9 km tra Alba e Cherasco restano un miraggio.
Il 1 agosto scorso è arrivato lo sblocco dei lavori dal Cipe, ma col cambio di governo si è tornati a parlare di modifiche al dossier Delrio - già approvato dalla Commissione Ue - che azzererebbero l’iter burocratico. Poi ci si è messa di mezzo l’emergenza coronavirus e il fermo ai cantieri e a buona parte delle attività economiche, fatto sta che tra i proclami della politica e il completamento della A33 la distanza rimane incolmabile quanto quella che separava Achille dall’irraggiungibile tartaruga nel paradosso di Zenone.
Ora il governatore albese tenta la spallata: “Abbiamo tre grandi opere in Piemonte: l’Asti-Cuneo, la Pedemontana e le opere di compensazione della Tav. Se riuscissimo ad avere le modalità gestionali che hanno avuto in Liguria per il ponte Morandi, dove il governo ha nominato commissario il sindaco di Genova attribuendogli poteri speciali, sono certo che riusciremmo a completarle”. Sul nome dell’eventuale uomo (o donna) della Provvidenza, Cirio assicura di non avere preclusioni: “Il commissario lo scelga il governo. Non è un problema di persone ma di regole”.
Intanto oggi prende il via ufficiale con l’ingresso dei primi pazienti non Covid, dopo cinque settimane di ‘rodaggio’ durante l’emergenza, anche l’ospedale di Verduno. La moderna e contestata struttura -è per molti versi un altro simbolo della ‘malapolitica’ cuneese, visti i ritardi e le polemiche che ne hanno accompagnato la realizzazione protrattasi anch’essa su tempi biblici: a metà anni Novanta l’acquisto dei primi lotti dalla diocesi di Alba e da altri proprietari, nel 2005 la posa della prima pietra su un terreno franoso che molti ritenevano non edificabile. “La politica non ha fatto bella figura” ammette Cirio, che proprio negli anni in cui si cominciava a parlare del nuovo nosocomio iniziava il suo brillante cursus honorum come vicesindaco - prima leghista e poi forzista - del capoluogo delle Langhe.
“Sono comunque felice di aver aperto l’ospedale a meno di un anno dal mio insediamento, ma non bisogna fare trionfalismi su qualcosa che si aspetta da vent’anni” commenta ora dal vertice della Regione. La questione dei collegamenti con Verduno, assicura, è in fase di risoluzione: i mezzi pubblici sono operativi sia da Alba che da Bra, dove l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi si sta muovendo per ottenere un costo più ‘politico’ dei collegamenti. E se il trasferimento dei reparti ha creato più di qualche malumore, specie sotto la Zizzola per quanto riguarda la chiusura del Pronto soccorso, questo non significa secondo Cirio che i principali centri di Langhe e Roero verranno lasciati sguarniti: “Le case della salute rimangono ad Alba e Bra e continuano ad assicurare un servizio cittadino”.
Quanto al resto, la promessa per il post-coronavirus è solenne: mai più sforbiciate al bilancio degli ospedali. “La sanità piemontese - sottolinea il governatore - veniva da anni di tagli, oggi i laboratori per i test del Covid-19 sono 24 e siamo la seconda regione d’Italia dopo il Veneto per numero di tamponi ogni centomila abitanti [NdR: in realtà la sesta, contando anche Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e province autonome di Trento e Bolzano] e capacità di processazione”: un impegno che prosegue, nell’ambito dell’emergenza Covid-19, con la realizzazione della rete territoriale di medicina con 3500 medici di base e pediatri.
Andrea Cascioli
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