Licenziamento Euronics, ci scrive una ex dipendente: 'Non mancano i diritti dei lavoratori, ma la voglia di lavorare'
Una ex lavoratrice si schiera dalla parte dell'azienda. 'Quando la collega veniva licenziata la rappresentante sindacale era a casa in permesso'
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un ex dipendente della Dimo Spa (gruppo Euronics) che, dopo il licenziamento di una collega e lo sciopero indetto dal sindacato, si schiera dalla parte dell'azienda.
Egregio direttore,
scrivo perché sono stufa di leggere tante cose non vere, o che meglio ancora non corrispondono esattamente alla verità. Scrivo perché da ex dipendente di questa azienda, che ora stanno tutti denigrando, mi sento assolutamente di prenderne le parti. Non ho mai tollerato che persone decidano di sputare nel piatto in cui per anni hanno mangiato, e ci hanno mangiato non bene, ma benissimo. Facile lamentarsi a fronte di stipendi sempre arrivati puntualissimi, a 13esime e 14esime mai saltate, a premi sempre corrisposti.
È vero, anche per me è stata dura lavorare durante le festività natalizie, spesso molte domeniche, molti giorni festivi in cui la famiglia era a casa, ma tutto sommato ero grata di avere un lavoro, di avere uno stipendio che mi assicurasse una vita comunque agiata. Concordo che il lavoratore vada tutelato, ma guardandomi attorno purtroppo mi rendo anche conto che solitamente i lavoratori che chiedono tutela sono sempre coloro che hanno meno voglia di lavorare, come mai? Come mai a lamentarsi dei turni di lavoro, di stipendi, di mancati permessi siano sempre quelli che io ho visto fare nulla, parlare, intralciare il lavoro altrui, mettersi in mutua per nulla? Io credo che a mancare in questo momento non siano propriamente i diritti del lavoratore, ma la voglia di lavorare.
Finché non sei assunto a tempo indeterminato tutti a impegnarsi, a fare ore in più, a vendere i “benedetti” servizi che i responsabili richiedono fortemente ogni giorno, e poi, non appena l’azienda ti assume a tempo indeterminato ecco che si scatena il peggio dell’essere umano. La cosa che fa più rabbrividire è che non si tratta mai di una battaglia del singolo, ma solitamente si cerca costantemente di trovare “compari di merenda” che spalleggino le idee assurde di questi fantomatici lavoratori in perenne lotta per i diritti di tutti che alla fine però pensano sempre e solamente ai loro comodi, al loro tempo libero, alle loro battaglie personali.
Certo, un licenziamento non è mai giusto se vogliamo proprio parlarne dal punto di vista umano. Ma chi decide che la persona in questione era una lavoratrice esemplare? Il sindacato? Che a vederla lavorare non c’è mai stato? La rappresentante dei sindacati? Che mentre lei veniva licenziata era a casa per 'permesso sindacale', tra l’altro nel periodo più importante dell’anno? Se io credessi fortemente in quello per cui mi batto, prendo e vado a battermi anche per i miei compagni di avventura. Questo va detto, anche queste cose devono sapere tutti, non sempre e solo le cose negative che ci fanno le aziende. Diciamolo chiaramente: è come se lavorando in un’azienda agricola per la raccolta di frutta io chiedessi di far valere i miei diritti d’estate quando ci sono i frutti maturi sugli alberi. Si arriva a Natale e tutti si scatenano, pensando che improvvisamente il mondo del commercio possa cambiare, quando siamo i primi a sperare che ci siano i negozi aperti nelle festività perché non sappiamo più dove andare quando siamo a casa.
La Dimo come tante aziende avrà i suoi difetti, ma ora è esagerato affermare che non abbia mai pensato ai propri lavoratori, perché anziché chiudere negozi in questo momento di crisi magari li riduce solamente e mantiene tutto l’organico. Perché se non ti piace più questo lavoro sei liberissimo di andartene e il TFR ti viene corrisposto in 30 giorni, perché ti viene anche corrisposto se decidi di comprarti una casa (come ha fatto la lavoratrice licenziata in questione). Ci sono tante aziende che a tutti questi diritti del lavoratore non pensa. Quindi alla luce di tutti questi fatti mi piacerebbe che anche queste persone che si lamentano tanto lasciassero questo lavoro così duro e ingiusto per lasciare spazio ad altre persone che sognerebbero poter avere un lavoro fisso, in ambienti caldi e dove ciò che ti viene chiesto è solo il tuo dovere, proprio come quando si andava a scuola e ti chiedevano di fare i compiti. A fronte di tutto questo disgusto che provano, visto che sono lavoratori meritevoli, non avranno problemi a trovare un altro lavoro che magari li gratifichi di più e che permetta ad altri meno fortunati di lavorare.
Lettera firmata
Egregio direttore,
scrivo perché sono stufa di leggere tante cose non vere, o che meglio ancora non corrispondono esattamente alla verità. Scrivo perché da ex dipendente di questa azienda, che ora stanno tutti denigrando, mi sento assolutamente di prenderne le parti. Non ho mai tollerato che persone decidano di sputare nel piatto in cui per anni hanno mangiato, e ci hanno mangiato non bene, ma benissimo. Facile lamentarsi a fronte di stipendi sempre arrivati puntualissimi, a 13esime e 14esime mai saltate, a premi sempre corrisposti.
È vero, anche per me è stata dura lavorare durante le festività natalizie, spesso molte domeniche, molti giorni festivi in cui la famiglia era a casa, ma tutto sommato ero grata di avere un lavoro, di avere uno stipendio che mi assicurasse una vita comunque agiata. Concordo che il lavoratore vada tutelato, ma guardandomi attorno purtroppo mi rendo anche conto che solitamente i lavoratori che chiedono tutela sono sempre coloro che hanno meno voglia di lavorare, come mai? Come mai a lamentarsi dei turni di lavoro, di stipendi, di mancati permessi siano sempre quelli che io ho visto fare nulla, parlare, intralciare il lavoro altrui, mettersi in mutua per nulla? Io credo che a mancare in questo momento non siano propriamente i diritti del lavoratore, ma la voglia di lavorare.
Finché non sei assunto a tempo indeterminato tutti a impegnarsi, a fare ore in più, a vendere i “benedetti” servizi che i responsabili richiedono fortemente ogni giorno, e poi, non appena l’azienda ti assume a tempo indeterminato ecco che si scatena il peggio dell’essere umano. La cosa che fa più rabbrividire è che non si tratta mai di una battaglia del singolo, ma solitamente si cerca costantemente di trovare “compari di merenda” che spalleggino le idee assurde di questi fantomatici lavoratori in perenne lotta per i diritti di tutti che alla fine però pensano sempre e solamente ai loro comodi, al loro tempo libero, alle loro battaglie personali.
Certo, un licenziamento non è mai giusto se vogliamo proprio parlarne dal punto di vista umano. Ma chi decide che la persona in questione era una lavoratrice esemplare? Il sindacato? Che a vederla lavorare non c’è mai stato? La rappresentante dei sindacati? Che mentre lei veniva licenziata era a casa per 'permesso sindacale', tra l’altro nel periodo più importante dell’anno? Se io credessi fortemente in quello per cui mi batto, prendo e vado a battermi anche per i miei compagni di avventura. Questo va detto, anche queste cose devono sapere tutti, non sempre e solo le cose negative che ci fanno le aziende. Diciamolo chiaramente: è come se lavorando in un’azienda agricola per la raccolta di frutta io chiedessi di far valere i miei diritti d’estate quando ci sono i frutti maturi sugli alberi. Si arriva a Natale e tutti si scatenano, pensando che improvvisamente il mondo del commercio possa cambiare, quando siamo i primi a sperare che ci siano i negozi aperti nelle festività perché non sappiamo più dove andare quando siamo a casa.
La Dimo come tante aziende avrà i suoi difetti, ma ora è esagerato affermare che non abbia mai pensato ai propri lavoratori, perché anziché chiudere negozi in questo momento di crisi magari li riduce solamente e mantiene tutto l’organico. Perché se non ti piace più questo lavoro sei liberissimo di andartene e il TFR ti viene corrisposto in 30 giorni, perché ti viene anche corrisposto se decidi di comprarti una casa (come ha fatto la lavoratrice licenziata in questione). Ci sono tante aziende che a tutti questi diritti del lavoratore non pensa. Quindi alla luce di tutti questi fatti mi piacerebbe che anche queste persone che si lamentano tanto lasciassero questo lavoro così duro e ingiusto per lasciare spazio ad altre persone che sognerebbero poter avere un lavoro fisso, in ambienti caldi e dove ciò che ti viene chiesto è solo il tuo dovere, proprio come quando si andava a scuola e ti chiedevano di fare i compiti. A fronte di tutto questo disgusto che provano, visto che sono lavoratori meritevoli, non avranno problemi a trovare un altro lavoro che magari li gratifichi di più e che permetta ad altri meno fortunati di lavorare.
Lettera firmata
Lettera firmata
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