Saluzzo, la Mahle avvia la procedura di licenziamento, sindacati sul piede di guerra: 'Disastro occupazionale'
La questione nel frattempo arriva sui banchi del Parlamento. Grinaudo (PD): 'Decisione inaccettabile'. Gastaldi (Lega): 'Inspiegabile, l'azienda fino a maggio rassicurava tutti'Come previsto dopo i fatti di ieri, è stata avviata dalla Mahle la procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti degli stabilimenti di Saluzzo e La Loggia, che verranno chiusi. Saranno coinvolti in totale 453 lavoratori, ora prendono il via i 75 giorni di contrattazione tra le rappresentanze sindacali e l'azienda, svolta parallelamente ai tavoli istituzionali in Regione.
La questione, nel frattempo, è arrivata sui banchi del Parlamento. Ieri il senatore della Lega Giorgio Bergesio aveva depositato un'interrogazione sul tema, mentre è di oggi, giovedì 24 ottobre, la notizia dell'analoga iniziativa intrapresa da un gruppo di deputati leghisti, tra i quali il cuneese Flavio Gastaldi. Si legge nella nota: "Il governo chiarisca immediatamente quali iniziative voglia adottare per salvare gli stabilimenti piemontesi e il lavoro di più di 400 dipendenti della multinazionale Mahle. Abbiamo appreso infatti che la multinazionale tedesca ha deciso di traslocare la produzione in Polonia e di abbandonare gli stabilimenti piemontesi. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione ai ministri del lavoro e dello sviluppo economico per chiedere anche quale seguito abbia avuto l’impegno dell’allora Ministro Di Maio che rassicurava tutti sulla buona riuscita delle trattative. Vorremmo sapere inoltre se l’azienda abbia ricevuto finanziamenti pubblici. La salvaguardia degli stabilimenti piemontesi della Mahle e dei suoi lavoratori non può essere rimandata. Attendiamo un intervento urgente del governo". Commenta lo stesso Gastaldi: "È incredibile come fino a maggio scorso l'azienda rassicurava tutti fino al termine del 2021 e oggi ci troviamo in questa situazione dall'oggi al domani. Oltre al tavolo regionale auspico un'immediata convocazione di un tavolo di crisi al Mise: 453 famiglie di cui 209 a Saluzzo e 244 a La Loggia attendono risposte certe".
Anche la deputata del Partito Democratico Chiara Gribaudo ha portato la questione all'attenzione della Camera durante la seduta di ieri, mercoledì 23 ottobre. “Si tratta di una scelta inspiegabile, vorrei innanzitutto esprimere la solidarietà mia e del mio gruppo parlamentare ai lavoratori e alle loro famiglie. - ha spiegato la deputata borgarina – Questa chiusura è inaccettabile, da anni i sindacati chiedevano interventi per riorganizzare e ammodernare la produzione di motori diesel. L'azienda ha però risposto alla contrazione del mercato decidendo di spostare altrove la produzione. Mi rivolgo al Governo e al presidente Cirio affinchè intervengano immediatamente. Il Piemonte ha visto nascere e crescere l'automobile, non possiamo permetterci di perdere un'azienda come questa”.
Per la situazione dei lavoratori dello stabilimento saluzzese si è mobilitato anche il Sindaco Mauro Calderoni, che nella serata di ieri ha affidato al suo profilo Facebook le sue riflessioni: “Nelle prossime ore coinvolgerò il Consiglio Comunale e solleciterò Regione e Governo a porre la massima attenzione su questa vicenda, chiedendo l’apertura di tavoli di crisi regionali e nazionali. Le Istituzioni, unite, devono reagire perché la crisi, che oggi colpisce la nostra comunità, è in realtà globale, pertanto va affrontata con serie politiche industriali nazionali ed europee e non lasciata alle strategie delle singole aziende sennò le ricadute occupazionali e sociali saranno drammatiche”. Domani mattina, venerdì 25 ottobre alle 11.30, una delegazione di lavoratori incontrerà il primo cittadino saluzzese insieme ai rappresentanti delle sigle sindacali.
Sindacati che, mentre nei due stabilimenti coinvolti proseguono le assemblee, dal canto loro si dichiarano sul piede di guerra. In una nota firmata dal segretario generale della Fismic Confsal Roberto Di Maulo è stato richiesto l’intervento del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Si legge nel comunicato: “Pur in presenza di una profonda crisi di mercato che attraversa tutte le case automobilistiche d’Europa e del salto tecnologico che sta vivendo in questi anni il settore, non giustifichiamo in alcun modo un’operazione di chiusura dei siti produttivi italiani che toglie qualunque prospettiva a oltre 450 lavoratori e alle loro famiglie, incrementando il disastro occupazionale in Piemonte”.
a.d.
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