Accoltellò il compagno in Cuneo vecchia, a processo una 36enne
I due, entrambi ex tossicodipendenti, portavano avanti da anni una difficile convivenza. In un diverso procedimento l’uomo è stato condannato per maltrattamentiSi è aperto con la testimonianza della vittima il processo per tentato omicidio a carico di N.M., 36enne madre di tre figli, arrestata la sera dell’11 settembre 2019 dopo aver aggredito a coltellate il compagno.
I due convivevano da quasi cinque anni nell’appartamento della donna in via Carlo Manfredi di Luserna, nell'ex caserma Leutrum. A scatenare la furia di lei sarebbe stato l’ennesimo litigio: questioni di gelosia, secondo quanto riferito dall’uomo, che avrebbero messo in crisi il rapporto in maniera definitiva. “Ero pronto a tornare di nuovo a casa di mia madre. Le dissi che era l’ultima volta, perché non approvavo le sue frequentazioni” ha affermato il 43enne, precisando: “Nessuno di noi due era sobrio, avevano bevuto e forse preso qualche pastiglia di tranquillante”.
Quando lui si accingeva ormai a lasciare l’alloggio, la donna gli si sarebbe avventata contro armata: “Ho sentito un urlo e l’ho vista corrermi incontro con due coltelli in mano, ho avuto appena il tempo di girarmi e me li sono trovati piantati nel petto”. La vittima ha ricostruito anche gli ultimi, spaventosi momenti prima di svenire, nei quali aveva temuto di essere prossimo alla morte: “Dopo avermi colpito, N.M. ha estratto i coltelli. Ho sentito il cuore ‘sfiatare’, a ogni respiro imbrattavo di sangue il muro. Ricordo solo di aver visto la vicina tenermi la mano mentre la mia compagna piangeva di disperazione, io non riuscivo nemmeno a gridare”.
Agli inquirenti i residenti hanno confermato che i rapporti tra i due, entrambi ex tossicodipendenti, erano sempre stati molto difficili. Tanto che dalla vicina Questura gli agenti erano intervenuti più volte per sedare le violente liti della coppia: in un diverso processo il compagno di N.M., un meccanico originario di Cerialdo, è stato condannato a quattro anni per maltrattamenti. Di fronte ai giudici ha minimizzato quegli episodi: “È successo qualche volta che le dessi uno schiaffo per cose abbastanza gravi, a volte ci siamo percossi a vicenda. Capitava anche che lei inciampasse e si ferisse perché ubriaca o stordita dal metadone”. A mettere in crisi la relazione tuttavia sarebbe stata soprattutto la perdita della custodia dei figli di lei: “Il suo ex non faceva che perseguitarci, lì è iniziata la nostra rovina. Volevo che andasse in comunità, anche per allontanarsi dalle cattive compagnie di questa città”.
La prima a intervenire, dopo aver sentito i rumori, era stata una vicina: “Li sentivo bisticciare tutti i giorni, quella sera ho udito un lamento forte e sono uscita trovando il signore a terra che mi diceva ‘aiutami, sto morendo’”. La testimone ha detto di ricordare che l’uomo sembrava in procinto di uscire, perché aveva il giubbotto e un paio di borsoni. Fino a poco prima sarebbe stata presente anche un’altra persona: “Era un frequentatore abituale di quella casa: se n’è andato via subito, poi loro due hanno cominciato a litigare”. Un altro vicino, il primo ad allertare i soccorsi, ha riferito che prima dell’aggressione il compagno di N.M. batteva alla porta con forza, urlando insulti e imprecazioni: “Poi c’è stato silenzio per un paio di minuti. Finché ho sentito lei gridare ‘aiuto, cosa hai fatto?’ e invocare i soccorsi disperata”.
Il prossimo 27 gennaio i giudici ascolteranno i restanti testimoni delle parti.
a.c.
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